Pre-vedere l’impatto sociale: il ruolo del progetto IPLabs

Il termine “impatto sociale” – scrive Ronald Cohen (Luiss University Press, 2022, p. 19) – è riferito all’incremento sia del benessere degli individui e delle comunità, sia della loro capacità di avere una vita produttiva.

L’impatto sociale è intenzionale e misurabile; produce un cambiamento dal tempo T al tempo T + 1 valutato positivamente in base a certi criteri di “vita buona”.

Coniuga la costruzione di metriche con la messa a tema di modelli di finanza innovativa, analisi e controllo dei processi organizzativi, gestione degli effetti e loro mantenimento in equilibrio. Prendere sul serio l’impatto sociale significa non solo “misurare” – elemento necessario ma non sufficiente – ma mettere a punto modelli capaci di prevedere ex-ante, monitorare in itinere e governare ex-post la produzione di effetti sulle capacità di cittadinanza delle persone, la coesione sociale dei luoghi e la creazione di ricchezza inclusiva dei sistemi economici. L’impatto sociale va concepito su un’idea di sviluppo come progresso verso una sempre maggiore “libertà sostanziale” o “giustizia sociale e ambientale” di tutte le persone, ossia (con la nostra Costituzione, art.3) “il pieno sviluppo della persona umana”.

Con Amartya Sen (Lo sviluppo è libertà, Mondadori, 1999), esso va inteso in rapporto alla capacità di realizzare la vita che è nelle proprie corde vivere, preservando (o possibilmente ampliando) tale libertà per le future generazioni. Ciò richiede obiettivi di sviluppo originati dalla visione del futuro possibile, modelli produttivi che si affianchino a “buoni lavori”, rimozione di ostacoli all’accesso alla conoscenza e all’espressione di creatività imprenditoriale, alta qualità e accessibilità dei servizi fondamentali e relazione armoniosa con l’ecosistema. 

La consapevolezza dell’impatto sociale, così inteso, offre prospettive di crescita economica congruenti con il governo umanistico e sociale del progresso tecnologico, che metta al centro le tecnologie di cittadinanza, l’economia della vita quotidiana, le diseguaglianze e la transizione energetica. Gli studenti sono il veicolo principale per diffondere questa consapevolezza nella società e nell’impresa.

Gli ESG che rispettano l’ambiente, sono attenti all’inclusione e al benessere dei lavoratori, favoriscono una governance d’impresa attenta agli interessi di tutti gli stakeholder interessati, rappresentano un fattore di attrazione per giovani motivati e competenti.

L’impresa, prendendo sul serio gli ESG, attrae anche giovani preparati, motivati e produttivi. Se i fattori di tipo ambientale (E) riguardano l’esigenza di favorire processi produttivi meno energivori e con minore impatto sull’ambiente; i fattori di sostenibilità sociale (S) si riferiscono invece alle relazioni di lavoro, all’inclusione, al benessere della collettività nonché al rispetto dei diritti umani. Infine, i fattori di governo (G) societario riguardano il rispetto di politiche di diversità nella composizione degli organi di amministrazione delle imprese, la presenza di consiglieri indipendenti o le modalità di remunerazione dei dirigenti, elementi che hanno un ruolo centrale nell’assicurare che gli aspetti di tipo sociale e ambientale vengano considerati nelle decisioni delle imprese e delle organizzazioni (cfr. https://economiapertutti.bancaditalia.it/notizie/i-criteri-esg-e-la-finanza-sostenibile-cosa-significa-questa-sigla/?dotcache=refresh&dotcache=refresh). 

In che modo le imprese si mettono nelle condizioni di individuare le azioni necessarie per valorizzare gli ESG?

Qui il punto cruciale e il ruolo di IP Labs.

Gli ESG non si “trovano” pronti da applicare nell’ambiente organizzativo, vanno cercati, messi a fuoco, definiti, capiti e “visti”. Occorre evitare di cercarli nei posti noti e più scontati. Un po’ come la storiella dell’ubriaco che cerca le chiavi sotto il lampione perché c’è la luce, mentre le chiavi sono altrove e al buio. Per vedere gli ESG occorre valorizzare la dimensione eterarchica dell’impresa (David Stark, Il senso della dissonanza, Mimesis 2019).

 L’eterarchia riconosce l’importanza di una pluralità di metriche, ordini o convenzioni per la creazione del valore. Metriche tra loro in competizione, sia dal punto di vista valoriale che cognitivo. Tale pluralità facilità la diffusione di concezioni del valore dissonanti, nonché l’azione di innovatori capaci di generare valore dalla creative friction tra queste diverse metriche. La convivenza tra più principi, logiche, convenzioni o metriche di creazione del valore, che non separino dimensioni economiche, tecniche, cognitive e morali, rappresenta quindi un elemento cruciale per le organizzazioni produttive a impatto sociale. Di converso, l’ipertrofia di una sola logica di creazione del valore riduce la capacità adattiva delle organizzazioni e, a lungo andare, la loro capacità di innescare mutamenti collettivamente vantaggiosi. 

Le eterarchie valorizzano l’ambiguità e l’incertezza. È proprio una maggiore ambiguità, funzione del confronto tra più metriche o convenzioni di qualità, che può favorire la messa a fuoco dell’impatto sociale. Per esempio, Alex Pentland (Fisica sociale, Egea, 2015) ha mostrato che un problema chiave dell’intelligenza organizzativa risiede nella presenza e valorizzazione della diversità cognitiva.

Ogni volta che in una organizzazione continuano a propagarsi solo le stesse idee, i canali a sostegno dell’esplorazione appaiono troppo simili tra loro e il grado di diversità diventa così insufficiente. L’impatto sociale e l’individuazione degli ESG richiedono quindi che l’impresa sia in grado di acquisire una funzione obiettivo polifonica costituita da tutti gli asset di cui dispone.

Il progetto IP Labs rappresenta un’opportunità per introdurre nell’impresa uno sguardo terzo, potenzialmente in grado di attivare nuovi percorsi e obiettivi di impatto sociale. Ciò richiede un periodo di scouting adeguatamente lungo, libertà di azione e chiari obiettivi di missione, condivisi e legittimati con il management dell’impresa. Adriano Olivetti, nell’inaugurare il nuovo stabilimento di Pozzuoli, il 25 aprile del 1955, si chiedeva.

“Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell’indice dei profitti? Non vi è al di là del ritmo apparente qualcosa di più affascinante, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica?” (Olivetti, 2014).

Dopo più di mezzo secolo, IP Labs rappresenta un passo in questa direzione. 


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