Circolarità, organizzazione, qualità e innovazione: il caso CONOU

L’innovazione non è solo tecnologica e si può basare sul concetto, di fatto innovativo, di circolarità: dobbiamo investire e modificare i nostri modelli organizzativi e di gestione delle materie prime e della qualità per diventare davvero sostenibili. 

Ripensare quanto e come consumiamo, cosa facciamo delle risorse che utilizziamo e come e se le rimettiamo in circolo sono il cuore organizzativo del consorzio CONOU, il primo ente ambientale nazionale dedicato alla raccolta differenziata di un rifiuto pericoloso come gli olii usati e tra i principali operatori della Green Economy in Italia. 

Nato come Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati (COOU) ed operativo dal 1984, si è trasformato in Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati (CONOU), così come previsto dal Testo Unico Ambiente (D.Lgs 152/2006). È un soggetto giuridico di diritto privato senza fini di lucro e coordina l’attività di 62 aziende di raccolta e due imprese (3 impianti) di rigenerazione distribuiti sul territorio nazionale. Ha anche il compito di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica, autorità, cittadini e imprese, sulle tematiche della corretta gestione degli oli usati, classificati fra i rifiuti pericolosi. 

Sulla base del principio EPR (Extended Producer Responsibility) ossia “chi vende un prodotto si deve preoccupare da subito di cosa fare quando il prodotto sarà inutilizzabile”, i costi che sosteniamo per svolgere la nostra attività sono annualmente ripartiti tra le imprese consorziate che immettono al consumo lubrificanti (che sono, appunto, i “produttori responsabili”), in modo proporzionale ai loro volumi. 

Le nostre funzioni sono quindi di promuovere e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche della raccolta ed eliminazione degli oli usati, di assicurare ed incentivare la raccolta degli oli usati, occuparci in modo diretto della raccolta dove manchino delle aziende che se ne occupano, selezionare gli oli per un corretto trattamento e cederli alle aziende autorizzate ad occuparsene, il tutto seguendo i principi di concorrenza e di libera circolazione dei beni e, soprattutto, il faro che deve tutto orientare, ovverossia la “priorità alla rigenerazione”.

Troppo spesso quando si parla di lotta al cambiamento climatico ci si focalizza solo su come le energie rinnovabili potrebbero aiutarci a risolvere o tamponare il problema. Raramente ci si interroga sulla quantità di materiali che annualmente preleviamo dal pianeta: oramai, nel mondo, abbiamo superato i 100 miliardi di tonnellate di prelievo di materiali all’anno. Se anche tutti i Paesi mantenessero le loro promesse in termini di lotta al cambiamento climatico, la temperatura aumenterebbe di 3.2 gradi in questo secolo e sarebbero le economie meno sviluppate a farne maggiormente le spese. Per questo serve un cambiamento radicale verso l’economia circolare. Basti pensare che, ogni anno, ben 46 miliardi di tonnellate (delle 100 prima dette) di risorse sono perdute o disperse, e meno di 9 miliardi di tonnellate sono riciclate; il che, senza dubbio, appare “insostenibile”.

Come CONOU, nel primo anno di attività abbiamo raccolto circa 50 mila tonnellate di oli lubrificanti usati, poi le quantità sono aumentate fino ad arrivare ai recenti risultati con 186 mila tonnellate di olio minerale usato raccolte nel 2021, pressoché la totalità della quantità raccoglibile. Dell’olio raccolto, in continuità con l’anno scorso, oltre il 98% è stato avviato a rigenerazione, confermando una sostanziale “circolarità” completa da cui è venuto un significativo alleggerimento della bilancia energetica del Paese. 

In 39 anni di attività, il CONOU ha raccolto 6,5 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato, 5,7 milioni delle quali avviate alla rigenerazione, che ha prodotto 3,3 milioni di tonnellate di olio base. Il riutilizzo dell’olio lubrificante usato ha consentito un risparmio complessivo sulle importazioni di petrolio del Paese di circa 3 miliardi di euro. Un dato interessante soprattutto se messo in relazione con la consapevolezza che in Europa l’olio minerale recuperato viene bruciato per il 40% e solo il 60% è destinato alla rigenerazione. Ma riciclarlo è meglio di bruciarlo perché il processo di combustione è inefficiente e inquinante, mentre il recupero permette di riutilizzare l’olio all’infinito.

La gestione del processo di recupero, di rigenerazione e, in casi limitati, di termovalorizzazione deve garantire la coerenza fra gli interessi delle aziende e quelli ambientali del Consorzio, che non ha fine di lucro. 

Il fronte principale di intervento che il Consorzio ha adottato negli ultimi anni è quello della Qualità, 

  • che va gestita per selezionare attentamente i rifiuti, concentrando e non diluendo le partite più inquinate;
  • che va controllata e rispettata per garantire che i prodotti ottenuti dal rifiuto siano equivalente a quelli tradizionali e non siano prodotti di serie B;
  • che va supportata con la ricerca della funzionalità dei processi.

Ma innovazione è anche tecnologia e oggi, nel 2022, si è capito e deciso che se si vogliono efficientare i processi e la raccolta bisogna andare verso una digitalizzazione che integri tutti gli attori della filiera. Tuttavia, non si deve mai dimenticare che spesso sono le persone, con le loro competenze e conoscenze, a fare la differenza. Che si tratti di dirigenti o dell’autista che sa come raggiungere i punti di raccolta (il Conou ne ha ben 100.000), conosce bene tutti i luoghi e i produttori dei rifiuti, sa come e cosa deve fare e diventa un vero e proprio elemento centrale per la filiera. 

Oggi l’Italia è al primo posto in Europa nella gestione circolare degli oli minerali. Come CONOU abbiamo lavorato a migliorare la raccolta, la rigenerazione, la qualità in un processo di cura e attenzione totale e circolare, che parte dalla risorsa e segue tutto il processo della filiera e che ha finalmente contribuito al primato, in questo settore, del nostro Paese. 

Siccome l’impegno deve essere costante così come l’innovazione, oggi siamo focalizzati verso l’obiettivo di migliorare la qualità dell’olio usato raccolto per ottimizzare i complessi processi industriali di rigenerazione e per ottenere prodotti finali di più alto valore. Sempre nella logica della sostenibilità e della circolarità. 

Tutto questo processo ha una chiave iniziale organizzativa fondamentale: la circolarità non è uno slogan, si realizza con un modello di gestione e governance studiato nei minimi dettagli, perché non è spontanea. È un sistema e ciò che ne garantisce l’efficacia è la Qualità, con la Q maiuscola.