Leader sostenibili e leader della sostenibilità

I modelli di leadership radicati nelle economie occidentali hanno attraversato diverse fasi trasformative e si sono evoluti profondamente negli anni recenti, per assecondare le molte esigenze e pressioni sociali, normative, finanziarie e organizzative che da ogni parte della società stanno portando le imprese a porre sostenibilità e impatto ai primi punti dell’agenda strategica e operativa. Questo è sempre più vero nelle organizzazioni aziendali.

Sono infatti richieste azioni e scelte aziendali che abbiano l’intenzione, già a partire dai presupposti delle decisioni, di produrre un impatto positivo sui sistemi ambientali e sociali delle comunità in cui si opera e si configurino come azioni sostenibili.  Questo sta condizionando, mai come prima,  gli interi modi di fare business, che a loro volta richiedono profili di leadership e management nuovi e sempre più orientati alla sostenibilità. Ma la descrizione dei tratti caratteristici di tali profili è difficile e, come sempre in questi casi, ci si chiede cosa serva per passare da generiche intenzioni a vere e proprie azioni consapevoli e strutturate.

Diversi studi hanno messo in luce che molti manager e decisori aziendali, sebbene siano pienamente consapevoli dell’importanza della sostenibilità ambientale e sociale per il futuro pacifico della nostra società, non sono altrettanto certi del ruolo e dell’influenza che la propria azione può avere effettivamente e ancor meno sanno come fare e quali conoscenze e competenze servono per esser leader capaci di promuovere e determinare scelte sostenibili. Nelle stesse ricerche, mentre è sempre più desiderabile mettere in atto comportamenti sostenibili, solo pochi dichiarano di agire nel day by day in totale coerenza con i valori della sostenibilità.

Perché in effetti, oltre alla sensibilità e volontà, è importante acquisire lessico, modelli, concetti e metriche nuove, che si stanno trasformando e arricchendo continuamente, dando vita a un nuovo modello e statuto manageriale in evoluzione. E la formazione può contribuire a interpretare tutto questo per costruire profili di competenze coerenti con la richiesta di nuove leadership.

Quali sono quindi i tratti su cui si deve lavorare per costruire una leadership della sostenibilità, ma anche una leadership sostenibile e duratura nel tempo?

Quattro sono i pilastri su cui poggia la nuova visione della leadership, in un contesto in cui sostenibilità e  impatto sono diventati  meta-obiettivi di tutte le imprese :

  • Nuova consapevolezza 
  • Nuove competenze 
  • Nuovi valori e comportamenti
  • Nuovi criteri di valutazione

Fondamentale è la consapevolezza del proprio ruolo nel contesto che cambia, che si fonda nella concezione di sé nell’organizzazione e del ruolo dell’impresa nella Società. Essere leader della sostenibilità richiede una visione innovativa del ruolo proprio e della propria azienda nell’ecosistema.  Vuol dire percepirsi come un attore sociale potente, capace di ideare, promuovere, generare e condividere valore tra tutti gli attori del sistema e della comunità a cui si appartiene.

Significa sapere di essere parte di un ecosistema più ampio, fatto di attori con cui si hanno destini separati e interessi diversi, ma altresì fortemente incrociati e interconnessi.  La visione ecosistemica porta a cambiare la prospettiva spazio – temporale della nostra azione, la visione strategica e i perimetri di riferimento, modificando le domande cruciali da porsi in fase di pianificazione e azione strategica.

Come sta cambiando il mondo e la società? Quali ricadute hanno tali cambiamenti sul contesto locale? Quali problemi si stanno affrontando a livello globale e locale? Come si può innovare la proposta di valore affinché sia orientata anche a risolvere questi problemi e produca un impatto positivo? Con chi allearsi per mantenere la promessa? Come può cambiare il modello di business?  Come  devono cambiare i processi per generare impatto e valore non solo economico?

Per rispondere a queste domande, oltre alla consapevolezza – e alla capacità di porsi i giusti interrogativi -, servono specifiche competenze. I modelli ESG postulano conoscenze e capacità nuove, derivanti dalle tassonomie europee, dagli input normativi internazionali e nazionali e dalle migliori pratiche. Conoscere serve per guidare, oltre che per dare obiettivi e input.  Serve per essere e sentirsi solidi nel prendere decisioni.

E ancora non basta.

Per promuovere la sostenibilità ambientale e sociale, e produrre un impatto positivo, non servono solo consapevolezza e competenze. Serve anche la volontà.  Qui intervengono i propri assunti fondamentali, le proprie reason why, i propri vissuti e le proprie credenze.

Infatti, l’azione di un leader è guidata dal suo statuto etico che porta a prendere posizione rispetto ai dilemmi e a definire, nel proprio foro interno, il confine tra giusto e sbagliato, tra bello e brutto, tra accettabile e non negoziabile.  Ad interpretare e riempire  il proprio spazio di discrezionalità in base a precisi orientamenti e valori.

Quando ci accingiamo a discutere di questo tema ci accorgiamo che descriverlo non è facile e che si oscilla tra due diverse visioni del rapporto tra leadership e sostenibilità.  Visioni che definiamo per brevità, “esistenziale” e “funzionale”, ovvero guidate da principi deontologici oppure, dall’altro canto, opportunistici.  Visioni che distinguono un attributo della leadership (leadership sostenibile), dall’oggetto dalla leadership (leadership della sostenibilità).

Da una parte, una leadership sostenibile, eticamente ispirata, umanamente  capace di assorbire e superare gli ostacoli,  di interagire con gli altri in modo generativo e compassionevole, di  intervenire sul  contesto sentendosene parte, di guardare al dopo di sé con  generosità e di assorbire i colpi derivanti da un contesto volatile e talvolta ostile, con l’obiettivo di agire per migliorare il proprio e l’altrui destino ( leadership esistenziale).

Dall’altra, una leadership della sostenibilità, competente, capace di guidare processi di trasformazione collettiva e strategica per garantire risultati duraturi della propria impresa e dei  propri sistemi di riferimento nel tempo,  sapendo come incidere sul contesto e come traghettarli in un futuro in cui, ci piaccia o no, i diritti e le aspettative del mondo dovranno venire prima di quelli particolari (leadership funzionale).

Sebbene i focus siano molto diversi, essi sono entrambi ugualmente importanti: una visione esistenziale della leadership sostenibile sarebbe monca se non si comprendesse l’importanza che ha anche una impostazione funzionale della leadership della sostenibilità. Queste due visioni, potenzialmente polarizzate nel dibattito teorico, devono coesistere e intrecciarsi nella realtà.  Non interessa schierarsi da una parte o dall’altra, ma coglierle e saper farle convivere e coesistere. 

Tutto questo determinerà anche il set di criteri con cui saranno valutate le performance. La nuova leadership dovrà poter contare su indicatori e metriche nuove, quali-quantitative, capaci di descrivere, monitorare e valutare performance economiche, sociali e ambientali sempre più complesse, impattanti su attori e perimetri di riferimento inediti e proiettate sul lungo termine. La ricerca su questo è attiva e si dimostra altamente promettente.

Da ultimo, ci piace associare il concetto della leadership all’intelligenza dei leader.

La parola intelligenza si fa risalire al latino intus = dentro ed al verbo legere = leggere, comprendere, raccogliere idee e informazioni riguardo a qualcuno o a qualcosa.  In questa ottica, l’intelligenza è “la facoltà di comprendere la realtà non in maniera superficiale ma, andando oltre, in profondità, per coglierne gli aspetti nascosti e non immediatamente evidenti”. Ma allo stesso tempo, un’altra interpretazione etimologica (meno diffusa) del termine la riconduce ad  inter = tra. Per cui, in questo caso, intelligenza è la capacità di leggere tra le righe, di scoprire relazioni ed inter-connessioni tra i diversi aspetti della realtà per giungere ad una comprensione più ampia e completa di essa. Questa capacità di lettura e azione informata, articolata, complessa, profonda e coraggiosa pensiamo sia il germe di ogni leadership della sostenibilità che sia, allo stesso tempo, una leadership sostenibile.