Leadership e sostenibilità: il momento giusto è adesso

“Ho visto cose che voi umani …” dice Rutger Hauer alias Roy Batty, in Blade runner film del 1982 in una delle più indimenticabili scene del cinema di tutti i tempi. 

Ed io, in 40 anni di viaggio all’interno di grandi organizzazioni, ho avuto la fortuna di osservare i profondi mutamenti nella cultura organizzativa. Non ho visto “navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione”, ma certamente la possibilità di capire, imparare e stupirmi, sì. Se facciamo un salto indietro, diciamo proprio intorno agli anni in cui usciva Blade runner e ci confrontiamo con oggi, i cambiamenti sono davvero epocali. 

O almeno lo dovrebbero essere.

“Fiumi di parole” recitava una canzone del ‘97  e sul tema della leadership e della relativa cultura organizzativa si sono spesi fiumi di parole e sono stati versati fiumi di inchiostro.

Manuali, test, questionari, corsi, master, indagini per definire modelli, auto valutarsi, spiegare vantaggi e svantaggi, rischi e opportunità di uno stile rispetto ad un altro. Se penso al leader o alla leadership di oggi ritengo che le caratteristiche necessarie al ruolo e all’appellativo siano davvero molto lontane da quelle di qualche decennio fa. Date per scontate le specifiche competenze e l’impegno, le parole chiave oggi sono visione, ascolto, delega, fiducia, coaching, atteggiamento positivo, responsabilità sociale, inclusione, passione per il cambiamento, equilibrio, velocità.

Mica facile, mica facile per niente!

Penso inoltre che una organizzazione non possa avere solo un leader di riferimento, ma si debba avvalere di una leadership diffusa a vari livelli in grado di navigare in acque agitate senza dover sempre attendere le decisioni del “capo” (vedi delega, fiducia, responsabilità, empowerment …)

E ora consentitemi un cambio di narrativa e un altro passo in avanti (storicamente parlando).

Giugno 2017

Ci mancava la sostenibilità, ci mancava. Vediamo un po’ come alzare i ricavi invece! Politica retributiva si sposta a fine anno. Tommaso, dammi qualche buona notizia sui fornitori. Sulla semestrale dobbiamo inventarci qualcosa. Ho rivisto i dati. Così non possiamo presentarli.

Cala il silenzio. Nella grande sala riunioni debitamente fornita di schermi computer, cavi e allacci vari, cala il silenzio.

Evidentemente il tema sostenibilità non è e non sarà all’ordine del giorno ancora per un po’. Come non lo è stato nei precedenti mesi, nei precedenti incontri di direzione. Al termine della riunione, impegnativa e appassionata, la situazione non sembra però così difficile. Alfredo si avvicina all’amministratore delegato, visibilmente più sereno.

Dai, alla fine non male, siamo un bel team e troviamo soluzioni. Dammi mezz’ora, quando vuoi, solo io e te e ci parliamo di sostenibilità.

L’AD sorride – Non molli mai eh? Dopodomani a pranzo, passa da me alle 13

Una situazione e un colloquio inventato, certo. Però possibile, specialmente 6 anni fa.

E Alfredo, seriamente convinto che la sostenibilità non è una opzione, un adempimento, un fardello, ma un fattore critico di successo per qualsiasi organizzazione, piccola, media o grande, racconta.

Dobbiamo pensare sostenibile. I valori emergenti, i trend, l’etica, la responsabilità, l’impatto sulla società, il business, non ammettono più alcuna esitazione. Va vista come una grande opportunità. In particolare se partiamo subito, ci avvantaggiamo su un fattore critico di successo. Perché è soprattutto un fatto culturale e la cultura richiede tempo perché maturi. Si lo so, le trimestrali, i soci, gli azionisti, le istituzioni, i clienti… La sostenibilità non è una alternativa è un elemento della strategia. Forse è l’elemento principale della strategia. Anzi la sostenibilità va pensata per tutti i partner della azienda. Non è solo l’attenzione alla differenziata o alla installazione di pannelli solari, tutto corretto, ci mancherebbe. Non è solo un tema di ambiente. Guarda leggevo qualche ricerca in cui è molto chiaro che i clienti scelgono un prodotto o un servizio anche sulla base dell’impegno della azienda in termini di sostenibilità. Sostenibilità si coniuga al futuro, è un pensiero di oggi per il domani. Domani di tutti, a partire dai nostri figli. Ti faccio qualche esempio, giusto qualche esempio. Fornitori, hanno tutte le certificazioni richieste, bene, iniziamo a sceglierli anche sulla base della loro attenzione alla sostenibilità. Sponsorizzazioni, privilegiamo quelle che non inquinano, che pensano al futuro dei giovani, alla inclusione dei più fragili. Imballaggi, banale, siamo sicuri che non si possa fare di meglio? Persone, promuoviamo il volontariato aziendale per un ecosistema sostenibile. I giovani, sta cambiando tutto, per loro non è più l’azienda per la vita; chi può, i più bravi in genere, scelgono dove lavorare sempre di più per organizzazioni che hanno a cuore ambiente, società, benessere, equità. Certo lo stipendio conta ancora. Potrei continuare e a proposito di persone pensa quante altre idee potrebbero nascere se coinvolgiamo le persone della nostra azienda. E lo sai? Tutto questo si traduce in appartenenza, collaborazione, risoluzione di problemi, minori conflitti, processi più fluidi e in definitiva, ebitda. Per fare un lavoro ben fatto abbiamo bisogno di dare organicità al tutto. Abbiamo bisogno di un piano condiviso, di spiegare e di raccontare, di farci aiutare anche da chi sa fare queste cose. Ma sicuramente non sarà complicato. Pensa a cosa è successo solo in pochi mesi tra politica, terrorismo, disastri ambientali, cambiamenti epocali e cosa potrebbe succedere ancora. Pensiamo allora alla sostenibilità come a un fil rouge, un collante che tiene insieme i pezzi, che ammorbidisce, che ricuce gli strappi, che diventa paradigma e ragione stessa della nostra azienda. Poi bisognerà raccontarlo o farlo raccontare. Evitando di fare della comunicazione ostentativa, ma è importante farlo sapere. Per tutti, dipendenti, clienti, soci, partner, istituzioni. Siamo una grande realtà, siamo importanti e possiamo essere di esempio per molti altri. Però partiamo e partiamo subito, c’è un sacco di lavoro da fare. E ti ripeto si traduce tutto in business. Un’ultima cosa, se questo è il trend che intuisco sia ormai inarrestabile, se non lo facciamo subito, se non partiamo subito, saranno le normative, le istituzioni, i governi a renderlo obbligatorio. E allora sarà tutto diverso, dal sapore amaro e impositivo. Ah no, ancora una ultimissima cosa, con il mio team abbiamo fatto un lungo lavoro di analisi e pensiamo che il pay off, che oggi non abbiamo, potrebbe essere “Un futuro sostenibile”.

E procedendo con i salti temporali, veniamo ai giorni nostri.

Le organizzazioni che si sono avviate in un percorso in cui la leadership, la sostenibilità, il bene comune sono stelle di riferimento, hanno oggi un indiscusso vantaggio competitivo. Lo dimostrano i risultati economici, la maggior facilità di recruiting, la retention dei talenti ecc. Il ciclone pandemia ha inoltre ancora di più evidenziato il gap tra chi ha compreso il salto culturale necessario e “si è dato da fare” e chi no. E sono, sfortunatamente, ancora poche le aziende che lo hanno compreso fino in fondo e non hanno semplicemente fatto del green e pink washing.

“Il momento giusto” è il titolo di una canzone di qualche mese fa.

Il momento giusto è ancora adesso.

Aziende, organizzazioni, istituzioni e relativi leader hanno una grande responsabilità sociale ed economica nei confronti di soci, partner, dipendenti, clienti e allo stesso tempo una straordinaria opportunità per migliorare i propri risultati. L’impatto che possono generare sui comportamenti quotidiani è enorme e, come detto, probabilmente l’unico modo per garantire risultati e profitti ora e nel medio termine. Cambiando il mondo e dando un futuro alle prossime generazioni. Leadership e sostenibilità: bisogna intervenire subito, senza indugi, tutti.