Creare valore attraverso l’impresa

La visione dell’impatto di Alessi SpA Società Benefit

La sezione dello Statuto della Alessi S.p.A. Società Benefit dedicata alle Finalità di Beneficio Comune inizia così: 

“I soci condividono la visione per cui la Società, nell’esercizio della propria attività di impresa, svolge un ruolo sociale con un impatto significativo sulle persone e sul contesto; riconoscono che la Società stessa, ancorché di proprietà privata, svolge un’attività capace di generare effetti di utilità pubblica e in questo trovano il senso del proprio ruolo imprenditoriale. I soci, pertanto, consapevoli della responsabilità che deriva nei confronti di tutti i portatori di interesse, intendono costruire con essi una relazione di fiducia, reciprocamente vantaggiosa e duratura nel tempo.”  

Questa, dunque, la visione di fondo nell’ambito della quale la Alessi ha scelto di osservare il proprio impatto: nella nostra interpretazione della Società Benefit, l’impatto positivo sulla società deriva direttamente dalla sua attività d’impresa e, in particolare, dalla cura della relazione con gli stakeholder sulla quale si fonda il successo stesso dell’impresa nel lungo periodo.

La produzione di valore, dunque, non è affidata ad attività accessorie, o alla sola gestione delle ricadute indirette del business, ma all’attività d’impresa stessa: portare sul mercato un buon prodotto o servizio, che risponde ai bisogni della società, spingendola in una direzione positiva; creare e organizzare il lavoro, offrendo occasione di realizzazione professionale alle persone; produrre ricchezza che ricade, direttamente o indirettamente sul contesto(1). Perseguendo coscienziosamente queste finalità, che definiscono il bene dell’impresa nel lungo periodo, si realizza al tempo stesso il suo principale impatto sociale.

Parallelamente e imprescindibilmente, tale creazione di valore deve fondarsi sulla gestione responsabile e sostenibile di tutte le ricadute che il complesso del fare impresa ha sulla comunità e sull’ambiente, lungo tutta la catena del valore, rispettando l’impegno generale al rispetto di tutte le persone, direttamente e indirettamente coinvolte, e del pianeta, in modo da tutelare “la possibilità delle future generazioni di soddisfare i propri bisogni”(2).

Da questa concezione dell’impatto è scaturita la declinazione delle finalità di beneficio comune e degli obiettivi specifici della Alessi S.p.A. Società Benefit:

  1. Portare arte e poesia nella produzione industriale, perseguendo in questo modo anche il proprio successo di mercato; soddisfare i bisogni culturali dei propri clienti contribuendo ad un miglioramento della loro qualità della vita ; favorire una maggiore attenzione ai valori estetici, etici e culturali degli oggetti, da parte della società dei consumi.
  2. Prendersi cura delle persone, considerandole sempre anche un fine e mai solo un mezzo, in tutti gli aspetti della relazione e in tutte le fasi della vita aziendale; dare valore al loro lavoro, favorendo la soddisfazione dei bisogni di realizzazione professionale e, al tempo stesso, l’eccellenza operativa dell’azienda.
  3. Generare profitto in un’ottica di medio-lungo periodo , in modo equo e sostenibile per tutte i soggetti coinvolti nelle attività della Società, creando ricchezza che ricada, direttamente e indirettamente, su tutto il contesto e la comunità.

La messa a fuoco delle finalità è stata relativamente semplice: si trattava, in sostanza, di mettere nero su bianco lo scopo che perseguivamo già da quasi 100 anni. Più complicato, invece, capire come valutare l’impatto ai fini del reporting e, prima ancora, per consentirci di osservare le performance, e definire nuovi obiettivi. 

La valutazione della Sostenibilità (il cerchio grigio nel disegno di cui sopra) è stata la parte facile: esistono molti standard per l’osservazione delle esternalità sociali e ambientali delle imprese, noi avevamo già familiarità con il B Impact Assessment che ci ha portato alla certificazione B Corp dal 2017.

Ma come si valuta la capacità di portare nel mondo Arte e Poesia? Come si valuta la Cura per le persone? Attraverso quali indicatori raccontare l’impegno per la creazione di Valore condiviso?  

In premessa, va detto che in Alessi preferiamo utilizzare il termine “valutazione” al posto di “misurazione”. Non perché la valutazione non debba essere basata anche su dati misurabili, naturalmente, ma perché non crediamo  che la somma di questi (per quanto evoluti) possa portare a una misurazione complessiva di un impatto che si fonda in gran parte su aspetti relazionali o qualitativi (quanto è bello il campanile di Giotto? è più o meno bello della Cappella Sistina? quanto la cultura può incidere sulla qualità della vita? quanto le relazioni?). La scelta, ragionata e convinta, è per noi quella di lavorare alla costruzione e osservazione di “indicatori che indicano” se si sta andando nella direzione giusta, consapevoli dei loro limiti e della necessità di non cadere nell’errore di guardare il dito, quando si punta alla luna.

Dal punto di vista metodologico, abbiamo lavorato ad un framework di valutazione ad hoc, attraverso la costruzione di un quadro logico ispirato alla Theory of Change che, muovendo dalle finalità generiche ci aiutasse a declinarle in obiettivi specifici e ad individuare elementi di valutazione e indicatori specifici, caratteristici della nostra impresa.

Nel percorso, che ha poi portato alla produzione della nostra prima Relazione d’Impatto nel 2021 (e alla seconda, a mio avviso migliorata, poche settimane fa) siamo stati guidati da alcuni criteri generali riconducibili ad una certa visione di fondo rispetto alla valutazione stessa:

  • i principi di materialità rispetto ai temi e di rilevanza delle informazioni: non è necessario osservare tutto, è indispensabile anzi mettere a fuoco le determinanti dell’impatto e rendicontare quelle in modo esaustivo;
  • la de-soggettivazione della valutazione con l’ascolto degli stakeholder (attraverso survey, ma anche con il coinvolgimento diretto di alcuni di loro nel processo di valutazione stesso);
  • l’utilizzo di indicatori quantitativi, in numero limitato e confrontabili nel tempo, su cui basare la valutazione;
  • l’integrazione di elementi qualitativi, che consideriamo sempre utili, ma indispensabili quando si valutano dimensioni di impatto che hanno tanto (tutto) a che vedere con le relazioni;
  • la trasparenza, intesa non solo o non tanto come “dire tutta la verità”, ma come tentativo di mettere gli interlocutori nella posizione di comprendere il senso delle informazioni, ad esempio integrando i dati con commenti che motivino le valutazioni, le scelte, la definizione degli obiettivi;
  • la necessità di osservare gli elementi in modo analitico ma anche nel loro insieme, nel tentativo di osservare l’equilibrio tra le finalità nel quale si gioca, dal nostro punto di vista, l’impatto dell’impresa e la sostenibilità di questo stesso impatto nel lungo periodo.

Rispetto alla metodologia di valutazione, siamo consapevoli di essere solo all’inizio di un percorso. La sfida, ad esempio, è quella di identificare indicatori di outcome, da distinguere in modo più chiaro rispetto a quelli di output; intercettare strumenti e metodologie nuove che ci aiutino a leggere anche gli impatti di lungo periodo; migliorare la qualità e l’intensità del coinvolgimento degli stakeholder. 

Ci stiamo lavorando, consapevoli della responsabilità che l’azienda si è assunta prendendo un impegno statutario per il beneficio comune, e dell’opportunità di aprire la strada ancora una volta – come fatto negli anni su altri fronti – ad un nuovo modo di guardare all’impatto dell’arte e della cultura sull’industria e sulla società dei consumi.


(1) Tale concezione del ruolo sociale dell’impresa è ispirata alla definizione delle finalità dell’impresa data da Vittorio Coda (“Etica ed Economia, riflessioni dal versante dell’impresa”, Il Sole 24 Ore) e successivamente ripresa dal Modello della Buona Impresa (www.labuonaimpresa.it).
(2) ONU, rapporto Bruntland sulla Sostenibilità, 1987