È aperta la prima edizione del bando Talenti per la Comunità che vede il nostro Campus impegnato nell’applied tutorship e sede della formazione.

Il bando – che scade il 20 dicembre – permette ai laureati under 40 di poter partecipare ad un percorso di formazione innovativo rivolto alle persone che quotidianamente si impegnano per l’animazione, la promozione, lo sviluppo civile, sociale ed economico delle comunità locali del territorio.

L’accesso al corso è riservato alle persone in possesso delle seguenti caratteristiche:

– aver conseguito un titolo di laurea di primo livello (triennale), o secondo livello (specialistica, magistrale o a ciclo unico), o un titolo di dottorato presso un ateneo italiano;

-data di nascita non anteriore al 1 gennaio 1982;

– essere residente in Italia.

Il corso si articolerà nel periodo marzo – novembre 2022 (con lezioni prevalentemente nei fine settimana per permettere anche a chi lavora di poter partecipare) attraverso 21 settimane di lezione per un monte ore complessivo di oltre 160 ore. Il corso prevede la partecipazione prevalentemente in presenza. 

Il percorso di formazione si articolerà attraverso i 9 moduli:

  1. Inquadrare il presente: dal Fordismo alla crisi dell’ultimo decennio
  2. Sotto la superficie: le faglie e le grandi questioni del presente
  3. Traiettorie territoriali dell’Italia che cambia
  4. Prospettive dell’Umanesimo nella frammentazione e ricomposizione
  5. Nuovi strumenti e nuove forme per lo sviluppo dei territori
  6. Progettare le risorse come scuola di costruzione di comunità larghe
  7. Misurare il cambiamento per dare forza alle realizzazioni
  8. Leggere il territorio e narrare la comunità
  9. Ambiente e comunità

Il corso alternerà momenti di formazione frontale, attività di lavoro di gruppo su project work, lectio magistralis, attività di teambuilding. L’attività dei gruppi verrà seguita con un modello di applied tutorship che accompagnerà gli studenti per l’intero percorso formativo fino al pitch day che si terrà a chiusura del corso.

La brochure informativa, il bando e la modulistica per poter partecipare sono disponibili sulla pagina dedicata (https://www.fondazionecrt.it/attivit%C3%A0/ricerca-e-istruzione/talenti-comunita.html) della Fondazione CRT.

Talenti per la Comunità è un’iniziativa di Fondazione CRT in collaborazione con Consorzio Aaster, Fondazione Cottino e Cottino Social Impact Campus, Consorzio Sociale il Filo da Tessere e si avvale anche di prestigiose docenze in link con la scuola Vivere nella Comunità della Fondazione Nuovo Millennio.

Brochure – Talenti per la ComunitàDownload
Bando – Talenti per la Comunità 2021Download
Modulo Candidatura – Talenti per la Comunità 2021Download

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Una partnership per formare i talenti migliori per restituire valore alla comunità.

È l’obiettivo del Cottino Social Impact Campus e di Fondazione CRT con Talenti per la Comunità, il nuovo percorso formativo destinato a persone impegnate nello sviluppo civile, sociale ed economico delle collettività locali il cui approccio multidisciplinare e hands on sarà caratterizzato dalla compresenza di momenti di formazione e di acquisizione di strumenti tecnici di gestione

Tre le aree su cui trasferiamo la nostra value-proposition:

«”Talenti per la Comunità” è un progetto di visione in cui noi come Campus abbiamo riconosciuto la nostra azione. È un percorso formativo con cui divulgare la cultura dell’impatto utile per sviluppare la visione del mondo sostenibile verso la quale tutti noi siamo orientati» ha spiegato Laura Orestano, co-founder e social impact strategist, dalle aule del Cottino Social Impact Campus nel corso dell’Open Day tenutosi lo scorso mercoledì 20 ottobre.

La missione è quella di accompagnare i Talenti per la Comunità fornendo loro, grazie ad una applied tutorship  ed un approccio metodologico di design thinking, strumenti pratici di project management per costruire un reale cambiamento sociale. 

Il Campus porterà dunque tutto il suo know-how metodologico nei quattro moduli del percorso di didattica trasformativa per guidare i partecipanti nell’implementazione del costrutto cognitivo verso la sperimentazione pratica per realizzare dei cambiamenti effettivi

Un ulteriore aspetto innovativo del percorso sarà il modulo formativo progettato ad hoc “Narrare la Comunità” nel corso del quale saranno condivise esperienze, casi di studio e strumenti per interpretare la comunità, per riflettere sui principali dilemmi etici e per costruire una narrazione in grado di rendere coesa la comunità di riferimento.

In questo modulo saranno tre i temi con cui i docenti, Laura Orestano e Guido Palazzo, accompagneranno i partecipanti verso lo sviluppo di nuove competenze per la comunità:

Sarà proprio il Cottino Social Impact Campus la sede di questo percorso:
«Il nostro è un luogo disegnato per sperimentare, per progettare, per accompagnare i nuovi leader di comunità, i futuri makers for impact, verso la costruzione di quel bene comune che il percorso “Talenti per la Comunità” si propone di realizzare»  aggiunge Giuseppe Dell’Erba, business advisor del Campus.

Il percorso si svolgerà da marzo a novembre 2022 e presto sarà pubblicato il bando per iscriversi. 

Per maggiori informazioni sui requisiti di accesso e sulle modalità di partecipazione è possibile visitare la pagina Talenti per la Comunità.

Talenti per la Comunità è un’iniziativa di Fondazione CRT in collaborazione con Consorzio Aaster, Fondazione Cottino e Cottino Social Impact Campus, Consorzio Sociale il Filo da Tessere e si avvale anche di prestigiose docenze in link con la scuola Vivere nella Comunità della Fondazione Nuovo Millennio.


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La sfida condivisa di difendere e preservare la potenza trasformativa dell’impatto sociale.

Abbiamo bisogno oggi di una cultura dell’impatto che sia trasformativa e radicale, le parole che usiamo per parlarne devono essere riempite di significati profondi.

Questo cambiamento, che è prima di tutto culturale, deve essere costruito su tre pilastri.

Il primo: l’impatto sociale e quello ambientale devono andare a braccetto, non possiamo ignorare il modo in cui sono intrecciati.

Il secondo: la nostra interpretazione dell’impatto sociale ha bisogno di essere irrobustita, anche grazie a nuove metriche, perché esiste oggi una sproporzione tra l’attenzione degli attori economici data alle questioni sociali rispetto a quelle ambientali.

Il terzo: per queste ragioni abbiamo bisogno di centri di ricerca e di competenza per l’impatto sociale che permettano di cambiare la nostra idea di innovazione.

I modelli super-funzionali e prestazionali usati fino a ora sono stati guidati prevalentemente dalla tecnologia e hanno bisogno di essere affiancati a modelli di innovazione più adatti al sistema di vincoli definito dalle grandi sfide sociali e ambientali, in modo da portare a una comprensione profonda dei fenomeni.

L’integrità dell’impatto sociale ha bisogno di essere difesa perché solo in questo modo ne possiamo preservare la potenza trasformativa, e questa è una missione non solo coraggiosa, ma anche giusta.

Per questo sono onorato dell’offerta che mi è stata fatta di essere consigliere e scientific advisor del Cottino Social Impact Campus, perché credo nella sua missione.


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Migliorare la realtà in cui si vive è un atto di responsabilità. Al Cottino Social Impact Campus gli strumenti per realizzarlo.

Non si tratta di cambiare vita o di attuare un cambiamento radicale delle proprie abitudini, ma di capire come i temi dell’impatto sociale possano essere implementati nella propria professione attraverso metodi e pratiche innovative.
È questo il focus del percorso Impactware, dedicato allo sviluppo di competenze per l’impatto sociale, realizzato dagli esperti del Cottino Social Impact Campus.

La prima edizione è stata raccontata su VITA attraverso le parole dei partecipanti che hanno spiegato in che modo il percorso abbia cambiato il loro approccio professionale e come abbia insegnato loro a portare l’impatto sociale nelle proprie attività.  

Leggi le loro storie e il commento della Executive Director del Cottino Social Impact Campus, Elisa Ricciuti.


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Pensare, progettare e dare vita ad idee che rendano sostenibile e vivibile la società in cui viviamo è una delle grandi sfide che siamo chiamati ad affrontare

Una sfida che il Cottino Social Impact Campus ha lanciato a 25 aziende del territorio e a 93 studenti del Politecnico di Torino attraverso il programma Impact Prototypes Labs per arrivare a generare impatto sociale e produrre un cambiamento positivo nella società, lavorando sulle proprie esperienze, sulle proprie risorse e sfruttando il proprio know-how in un’ottica “impact”. 

In sintesi, si è richiesto di sfruttare quello che al Campus definiamo come il proprio potenziale trasformativo. Una trasformazione che non consiste nel gettare nuove basi per costruire la propria azione, bensì di far evolvere quelle che sono già le nostre capacità e portarle ad un nuovo livello di “fare e agire”.

Il programma IP Labs nasce con l’idea di incoraggiare le imprese e gli studenti ad effettuare un cambio di paradigma per il bene della società, attraverso lo sviluppo di soluzioni prototipali ad alto impatto sociale.  

Guarda il teaser trailer che racconta l’esperienza di alcuni dei team di progetto partecipanti ad Impact Prototypes Labs 2020 – 2021

A vincere l’edizione 2020-2021 è stato il gruppo di studenti che ha lavorato sul progetto ideato dall’azienda Laser s.r.l. che ha creato una piattaforma per i giovani affetti da diabete di tipo 1 in cui potersi confrontare e supportare. Per tutti i componenti del team, il Cottino Social Impact Campus ha offerto la partecipazione a Impactware, il percorso di sviluppo di competenze per l’impatto sociale.

Premio speciale assegnato dal Campus invece al team di studenti che ha preso parte al progetto del CAAT S.c.p.A. – Centro Agroalimentare di Torino, un progetto per recuperare il cibo invenduto e trasformarlo in prodotti a lunga conservazione e impiegando risorse umane a rischio di esclusione sociale. I ragazzi potranno seguire un Dive, un corso di un giorno, dedicato al Design for Social Impact

Agli studenti che hanno lavorato con l’azienda Fooderapy s.r.l. è invece andato il premio del Lions Club International, che consiste nella partecipazione ai primi due moduli del percorso Impactware, Explore e Understand, per avvicinarsi ai temi e alle competenze dell’impatto sociale.

L’Impact Day, i progetti vincitori e le aziende coinvolte sono anche state raccontate in questo articolo uscito sul Corriere della Sera Torino, media partner dell’evento.


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Nel nostro tempo, caratterizzato da complessità, accelerazione e incertezza, abbiamo un sempre più urgente bisogno di competenze che ci permettano interpretare e anticipare il cambiamento.

L’obiettivo di Strategic Foresight e Future Studies è proprio questo: fornirci gli strumenti per fare un salto nel futuro, vedendo le possibilità che porta con sé, per poi tornare ad agire nel presente con maggiore consapevolezza ed efficacia.

La complessità non ci consente di ragionare e agire in modo lineare come ci è stato insegnato fin dai primi giorni di scuola, richiede un approccio sistemico che tenga conto di molti fattori, e capace di cogliere rischi e opportunità. Pertanto è necessario imparare e abituarsi a osservare i segnali e i cambiamenti (di tipo tecnologico, sociale, ambientale, politico ed economico), a immaginare scenari possibili alternativi di lungo periodo e a costruire strategie “a prova di futuri”, per dare senso alle decisioni e alle azioni che compiamo nel presente e nel futuro prossimo.

Questo approccio implica mentalità, conoscenze e competenze che costituiscono una base necessaria oggi per interpretare i segnali trasformativi, anticipare i cambiamenti, migliorare la capacità strategica, attivare nuove competenze come la resilienza, l’anticipazione, l’immaginazione, l’etica, la leadership orientata al futuro.

Naturalmente non possiamo prevedere il futuro, perché non abbiamo dati ed evidenze.

Salvo qualche eccezione, come per alcune forze e fenomeni in atto, misurabili, su cui possiamo applicare proiezioni statistiche (es. clima, demografia, alcuni trend tecnologici).

Tuttavia il futuro può (deve) essere immaginato, pensando ai possibili scenari che si profilano e che hanno impatto significativo su nostri contesti, mercati, territori, organizzazioni.

Gli scenari sono narrazioni di “che cosa è successo” nei futuri che abbiamo immaginato.
Non è un errore grammaticale: il punto è pensarli “con la testa nel futuro”, come qualcosa che accade o è accaduto. Così costruiti tali racconti ci preparano ad affrontare le diverse opzioni in maniera proattiva e resiliente.
Un approccio utile ed efficace, sia per gli individui con i loro progetti personali e imprenditoriali, sia per le aziende che non solo vogliono sopravvivere reagendo in un mercato sempre più volatile, ma quel mercato vogliono determinarlo.

Guarda la Impact Cherry di Alberto Robiati, direttore di ForwardTo – Studi e competenze per scenari futuri e direttore della Foresight Academy in partenza dal 16 ottobre.

Ma come farlo?

Prima di tutto occorre imparare a pensare a finestre temporali di lungo periodo (es. a 10 o 15 anni). Questa disciplina ci permette di guardare al presente con gli occhi del futuro. Il futuro è il mezzo, non il fine: serve a prendere decisioni strategiche nel presente e nel nostro futuro prossimo. E quindi a innescare, oggi, azioni e comportamenti.

Il futuro non è uno solo, dunque. I futuri, e gli scenari ad essi legati, sono molteplici.

Distinguiamo i futuri probabili, quelli che possiamo elaborare analizzando i dati a nostra disposizione (es. sui megatrends). Poi i futuri possibili, desumibili in parte dall’analisi di segnali deboli che cogliamo nel presente e che potrebbero rafforzarsi, e in parte esplorando le possibilità grazie alla capacità di pensarle, attivando l’immaginazione e la creatività. Questi futuri possibili contemplano anche i cambiamenti più radicali, compresi i cigni neri, eventi imprevisti ma ad alto impatto che modificano il corso del futuro (“Le cose non saranno più come prima”).

Infine lavoriamo sui futuri preferiti, la direzione verso cui vogliamo andare. Si tratta di quegli orizzonti che vogliamo attirare a noi con le nostre decisioni e le nostre azioni, il porto in cui vogliamo approdare. Si tratta di un futuro che attira a sé il presente, mobilitando energie, risorse, azioni in grado di realizzare (o adattarsi a) le pre-condizioni per quella visione auspicata.

Seneca diceva che nessun vento è favorevole per chi non sa a quale porto vuol approdare. Ma tutti i venti possono essere favorevoli a chi sa leggerli e anticiparli.

Ed è questo che si impara alla Foresight Academy, generare futuri desiderati (che si tratti di mercati, business, società, territori ecc) tracciando rotte nella complessità e nell’incertezza, sviluppando capacità anticipatorie in grado di muovere le nostre vite e il nostro business in maniera fluida, adattabile (anti-fragile, direbbe Nassim Taleb), consapevole delle diverse possibilità alternative.

Stefano Colmo, networking manager di ForwardTo – Studi e competenze per scenari futuri

Vuoi rinforzare la mentalità orientata al futuro, nutrire l’intelligenza strategica e acquisire metodi di Foresight per muoverti consapevolmente nella complessità del nostro tempo?

Contattaci scrivendo a info@cottinoimpact.org


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Produrre cambiamenti nella società in cui viviamo attraverso l’impatto sociale e una proposta formativa ed educativa verticale, innovativa, creata su misura è l’obiettivo del Cottino Social Impact Campus ed è la ragione per cui abbiamo avviato una partnership con la Fondazione Human +, che a partire da gennaio 2021 ha rifocalizzato la sua missione esclusivamente su progetti a sostegno della parità di genere.

Il primo di questi progetti è “Stem Days – Il camp delle ragazze” che siamo felici di ospitare nei nostri spazi dal 21 giugno al 2 luglio, un percorso formativo esperienziale ideato, organizzato e finanziato dalla Fondazione Human + con l’obiettivo di avvicinare le ragazze della Città Metropolitana di Torino a competenze che le renderanno protagoniste nel mondo del lavoro. Fino al 2030, la Fondazione selezionerà ogni anno 40 ragazze – 16 e 17 anni – curiose della tecnologia e pronte a scoprire cos’è l’empowerment. Faranno esperienze concrete di laboratorio su progetti di coding, stampa 3D, intelligenza artificiale e web design. Per ulteriori informazioni www.stemdays.it 

Potrebbero sembrare un tema e un target lontani dal Campus, ma così non è, perché questo progetto si inserisce pienamente nel nostro impegno di portare avanti una filosofia educativa di progettazione condivisa e trasformativa, che abbiamo messo a disposizione anche di questo progetto dedicato alle materie STEM (Science, Technology, Engineering e Math), alle ragazze e alla parità di genere.

Utilizzare le discipline scientifiche per lavorare su una sfida sociale come quella della parità di genere è un approccio innovativo in cui ci riconosciamo. La scienza deve essere riscoperta e valorizzata come strumento e come leva per sconfiggere i tabù e i retaggi della nostra società. 

Sulla parità di genere siamo incredibilmente in ritardo nel nostro Paese e lavorare sull’impatto sociale e le STEM, in modo coordinato, può davvero fare la differenza per avviare un cambiamento necessario

L’impatto sociale infatti è una visione del mondo, c’è un tema di immaginazione, di capacità di vedere un futuro diverso e migliore. Applicare questo metodo di visione trasformativo alla formazione delle giovani donne di oggi, che costruiranno il futuro e il mondo di domani, speriamo più giusto e paritario, è una bellissima sfida per il nostro Campus. 

Come membro del board del Cottino Social Impact Campus parteciperò ad alcuni momenti delle giornate di formazione raccontando i nostri contenuti, il valore del luogo come parte importante del processo educativo, mettendo a disposizione le mie capacità di project manager per spiegare come si possono gestire, coordinare e guidare i processi e i team di progetto.

Gli Stem Days sono un’occasione davvero interessante per il Campus per collaborare ad un’offerta trasformativa legata ad un obiettivo sociale e culturale importante come la parità di genere.Ci auguriamo che questo sia solo l’inizio di una duratura e generosa collaborazione con la Fondazione Human +.Gli Stem Days sono un’occasione davvero interessante per il Campus per collaborare ad un’offerta trasformativa legata ad un obiettivo sociale e culturale importante come la parità di genere.
Un obiettivo anche di civiltà su cui dobbiamo continuare a lavorare.

Giuseppe Dell’Erba, business advisor del Cottino Social Impact Campus


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Una sfida di progettazione educativa “peer to peer” dedicata all’impatto sociale.

È la base del progetto “A.P.P.E.A.L. – Alliance for Peer to Peer Education and Learning” ideato dal Cottino Social Impact Campus in collaborazione con il Politecnico di Torino.
Un gruppo di universitari tra i 20 e i 25 anni si è messo in gioco per ideare e progettare un’offerta formativa incentrata sull’impatto sociale per coetanei in condizioni di povertà economica, sociale, culturale o educativa.
Un lavoro di formazione e progettazione innovativo svolto sotto la guida esperta del Campus e dei suoi docenti, partito dalla mappatura e dell’analisi dei bisogni dei giovani.

Agli studenti è stato chiesto di pensare in modo libero e creativo ai contenuti e ai format possibili, sia tradizionali che innovativi, con l’obiettivo di ideare un percorso di apprendimento su tematiche relative all’impatto sociale. Un progetto incentrato non solo sulla proposta di nuovi format, ma anche sull’avvicinamento dei ragazzi a temi dell’impatto sociale e alle sue diverse declinazioni e che culminerà nella valutazione peer to peer dei rispettivi progetti da parte degli stessi studenti il prossimo 10 giugno in occasione della presentazione degli elaborati finali.

«Formazione e apprendimento giocano un ruolo di primo piano nella costruzione di una visione del mondo orientata all’impatto sociale. – spiega Elisa Ricciuti, Executive Director – Se questo è vero a tutti i livelli e a tutte le età è pur vero che diverse generazioni esprimono diversamente i propri bisogni formativi in termini di contenuti, di modalità didattiche e anche di apprendimento. Ed è quindi molto interessante metterle al lavoro sulla creazione di percorsi fruibili da loro pari».

Una metodologia di progettazione all’avanguardia unita anche alla consapevolezza di quanto siano diversi i bisogni di conoscenza e apprendimento di quelle fasce di popolazione che si trovano a sperimentare situazioni di iniquità nell’accesso ai servizi, anche educativi.


«Per il Campus – commenta Elisa Ricciuti – è stata un’occasione di valore per occuparsi di inclusività e didattica peer to peer. Temi e metodi di lavoro strategici che ci hanno permesso di costruire un percorso taylor made, customizzato sulle esigenze dei partner e che siamo pronti a sperimentare e guidare anche in altri contesti».


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Quando si è capaci di optare per una scelta etica nel processo decisionale di business?

Deadline stringenti e obiettivi da raggiungere: in un’azienda prendere decisioni può essere complicato sia per i dipendenti che per i manager.
In ambienti complessi infatti non è sempre chiaro come affrontare un processo di decision-making che unisca la migliore scelta etica, i propri valori e gli interessi dell’azienda.

«Nella maggior parte dei casi – spiega Guido Palazzo, docente di Business Ethics presso HEC, University of Lusanne – le scelte e le decisioni che assumiamo vengono suddivise tra il bianco o il nero, quindi tra una versione giusta ed una sbagliata del problema che ci si trova davanti. Ma prendendo ad esempio il tema della crisi data dalla pandemia globale, ci si ritrova davanti la scelta del dover da un lato salvaguardare la vita delle persone e dall’altra salvare un’economia inevitabilmente compromessa: non c’è dunque una soluzione ideale».

Saper affrontare questo processo con consapevolezza è alla base di una buona leadership e di una progettazione di azioni ad impatto sociale efficace e condivisa.

Come fare? Orientando il proprio pensiero sistemico verso lo sviluppo di una capacità di leadership focalizzata sull’inserimento dell’etica nel processo decisionale.

Ma cosa significa questo nella pratica?

Le decisioni che vengono prese ogni giorno, spiega il docente, dipendono dal contesto in cui ci si trova: «Il processo di decision-making di ognuno di noi può essere influenzato dall’impronta di leadership che viene data dal nostro superiore». Che può essere eticamente corretta, ma anche aggressiva o autoritaria.

Un fattore rilevante di cui parla il professor Palazzo, che subentra in questo caso, è la cosiddetta group conformity che ci porta a chiedere se possiamo ritenere un comportamento sbagliato se l’intero gruppo in cui siamo inseriti lo sta assumendo. «Piuttosto – spiega Palazzo – si tende a porsi meno domande e ad assumere quel medesimo comportamento, anche se non etico».

Restano poi ovviamente il fattore pressante del tempo, la pressione data dalle tempistiche ristrette, il non sentirsi all’altezza delle mansioni o degli obiettivi affidati: «Questo insieme di argomenti ed aspetti porta ad una modalità di pensiero che sfocia in un “Whatever it takes to survive” e a routinizzare il comportamento scorretto senza produrre un pensiero critico».

Etica e business – Video-focus di Guido Palazzo per Impact Cherry

E’ possibile riconoscere ed intervenire su questi meccanismi?

Guido Palazzo ne parla in aula nel corso Define, parte del percorso Impactware, insieme a Laura Orestano, Elisa Ricciuti, Valeria Cavotta e Claudia Cerna.

Visita la pagina del corso
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Chi è Guido Palazzo?

È uno dei più citati studiosi di business ethics al mondo. I suoi articoli sono stati pubblicati in prestigiose riviste scientifiche. Lavora come consulente e docente di business ethics  per numerose multinazionali come Siemens, Daimler, Airbus, Volvo, the Federal Reserve Bank of New York, Stora Enso e Johnson & Johnson. Attualmente è docente di Business Ethics presso la HEC, Università di Losanna.

Scopri di più sulla sua pagina docente qui


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We Need More Startups That Don’t Prioritize Growth Above All Else” questo è il titolo dell’editoriale a firma Mara Zepeda e Jennifer Brandel di Zebra Unite pubblicato recentemente in Harvard Business Review.

Le due autrici, prendendo spunto dalle dichiarazioni della Business Roundtable, enfatizzano e ampliano i concetti emersi dopo la diffusione delle dichiarazioni post congressuali: “non è solo il profitto l’obiettivo delle aziende”, soprattutto delle nuove aziende che affrontano quotidianamente il mercato.

Ci sono altri fattori che devono essere presi in considerazione, che creano una cultura dell’impatto sociale e che determinano una crescita della collettività, del territorio e della ricchezza collettiva, in antitesi con quello che è il DNA delle aziende che hanno fatto e fanno business nei quattro angoli del globo.

Photo by MARK ADRIANE on Unsplash

Le autrici si spingono oltre e dichiarano che esistono “prove crescenti che dimostrano che le aziende sostenute da venture capital fino a ora hanno coltivato una “cultura tossica”, sfruttamento dei lavoratori e omogeneità sia nella leadership sia negli azionisti. In alcuni casi, queste aziende possono anche destabilizzare settori che sono alla base delle economie locali e arrivare a erodere le basi della democrazia”

According to one analysis, 82% of the venture capital industry is male, nearly 60% of the industry is white male, 40% of the industry comes from just two academic institutions. Meanwhile, 80% of all venture capital goes to only three states. Fewer than than 1% of venture capital backed founders are Black, and 3% are women.
Distributing ownership and governance to more stakeholders is the most direct way to make change.

Sono dati che impressionano e che fanno riflettere anche se riferite al solo contesto US. Le due autrici propongono tre possibili soluzioni.

We-Need-More-Startups-That-Don’t-Prioritize-Growth-Above-All-Else.pdfScarica PDF

(copyright Harvard Business Review, 09-2019)