INDAGINE ISTUD, CEVIS, COTTINO SOCIAL IMPACT CAMPUS, AIDP PIEMONTE E VALLE D’AOSTA.

RISPONDONO 119 PROFESSIONISTI E MANAGER HR.

Il 77% vede la sostenibilità e l’impatto come fonti di vantaggio competitivo di lungo termine e innovazione strategica.

Solo 1 azienda su 4 ha figure dedicate alla sostenibilità nei dipartimenti HR. 

Nel 67% delle aziende mancano metriche di misurazione dell’impatto.

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Qual è la visione e il parere dei professionisti della gestione delle Risorse Umane in azienda rispetto ai grandi temi della sostenibilità e dell’impatto? Come stanno affrontando i dipartimenti HR nel loro lavoro la trasformazione sociale, economica, ambientale che stiamo vivendo e quale ruolo e leve possono avere per diventare attori strategici in questa sfida?

Istud Business School, insieme al CeVIS, il Centro di Competenze per la Valutazione e Misurazione dell’Impatto gestito dal Cottino Social Impact Campus, e ad AIDP Piemonte & Valle d’Aosta, hanno condotto tra agosto 2023 e marzo 2024, una ricerca per approfondire l’impatto delle politiche di people management a partire dal punto di vista dei membri della famiglia professionale HR e dal loro livello di conoscenza, consapevolezza e motivazione su questo tema. Per impatto lo studio ha inteso “gli effetti e i cambiamenti sociali, ambientali, economici generati nel lungo periodo sulla comunità dalle attività svolte da un’organizzazione”. Hanno risposto in 119, il 70% dei quali operanti in aziende con oltre 200 addetti e sedi operative con prevalenza Nord e Nord Ovest.

I manager e Professional intervistati concordano in larga maggioranza (77% del campione) nel considerare la sostenibilità in ottica strategica e trasformativa: la ricaduta delle politiche e delle azioni di sostenibilità dell’azienda incide sulla capacità di innovare modelli di business e processi (valore di 9,27 in una scala da 1 a 10),  sulle performance complessive dell’organizzazione e sulla accresciuta capacità di intercettare nuove opportunità in termini commerciali e di vantaggio competitivo (valore di 8,97 in una scala da 1 a 10). Un rispondente su due pensa che la sostenibilità possa aiutare le aziende a integrarsi meglio nel territorio e nella comunità di riferimento.

Se le aziende sono pronte a fare propri i principi alla base della sostenibilità e dell’impatto e ne riconoscono l’importanza, ancora però non ne fanno una leva strategica effettiva (per il 70% dei rispondenti). In generale c’è consapevolezza sul valore della sostenibilità, ma questa non sembra essere ancora parte di una cultura organizzativa diffusa.

Restringendo il focus sulla percezione e sulle azioni concrete a supporto di sostenibilità e impatto delle Risorse Umane, queste si vedono oggi come agenti di sostenibilità in azienda soprattutto sui temi di loro pertinenza diretta: Diversity & Inclusion, welfare, benessere e salute; ma non su temi sociali più ampi: crisi climatica, immigrazione, povertà educativa.

Le leve per la generazione di impatto ritenute più importanti sono quelle che operano su gruppi e persone e afferenti alla dimensione “people” (formazione, selezione, azioni di sensibilizzazione interna, ecc…) menzionate dal 60% dei rispondenti; seguite da quelle sui “processi aziendali” (iniziative di welfare aziendale, politiche di smart working, sistemi interni e modelli di governance, ecc..) segnalate dal 35% del campione. Solo il 5% cita le leve che insistono sull’ecosistema esterno all’azienda (eventi sul territorio, partecipazione a reti d’impresa, ecc…).

Le risposte sembrano denotare una autopercezione funzionale ed esecutiva, non pienamente integrata a una visione sistemica di promozione culturale della sostenibilità a 360 gradi e la mancanza di una strategia esplicita, razionalizzata e finalizzata su questi temi. Come probabile diretta conseguenza anche le altre funzioni aziendali esprimono nell’indagine un riconoscimento basso o medio basso (84% delle risposte) del ruolo dell’HR come funzione organizzativa generatrice di impatto.

Spostando l’attenzione sui ruoli della sostenibilità, chi se ne occupa dentro le aziende e come è stata formalizzata questa area di attività?

Il 65% delle organizzazioni coinvolte nell’indagine ha introdotto delle figure dedicate nei propri organigrammi, con una crescita del 70% negli ultimi 4 anni. Di queste 1 su 4 si dice in possesso di figure con responsabilità e mansioni specifiche nei dipartimenti Risorse Umane, mentre il 41% prevede dei ruoli tecnici al di fuori di essi.  Anche se HR manager e Professional dimostrano nell’indagine di volere incidere in maniera determinante alla generazione di impatto (80% dei rispondenti), la definizione di una precisa e finalizzata strategia e di un chiaro posizionamento di funzione potrebbe aiutare a consolidare posizioni organizzative e ruoli dedicati alla sostenibilità anche dentro l’HR.

Qual è infine la fotografia rispetto all’adozione e implementazione di metodi, procedure e metriche di misurazione e valutazione dell’impatto?  

Ampi sono i margini di miglioramento, considerando che 2 aziende su 3 del campione non si sono ancora dotate di un set di metodi e indicatori generali, e 4 su 5 sono le aziende che non hanno strumenti per misurare, valutare e rendicontare l’impatto generato dalle politiche di gestione delle risorse umane. In un mondo complesso e interconnesso come quello di oggi, capire e valutare l’impatto delle azioni verso tutti gli stakeholder, interni ed esterni, e gli effetti sociali di progetti, politiche e iniziative aziendali, insieme alla loro efficace comunicazione, è diventato elemento essenziale.

«Dall’indagine emerge come le Risorse Umane stiano prendendo piena coscienza del ruolo guida che possono avere rispetto agli obiettivi di sostenibilità in azienda ma come manchi ancora un salto di qualità in termini di strategia esplicita, di visione e di azioni di promozione culturale da condurre dentro all’organizzazione e verso l’ecosistema esterno» dice Marella Caramazza, Direttore Generale ISTUD Business School, Board Member del Cottino Social Impact Campus e Direzione Strategica del CeVIS. «Siamo in un cammino di crescita e apprendimento che può fare diventare l’HR un agente chiave catalizzatore della transizione sostenibile, per fare questo però tutti i professionisti del people management devono lavorare su una piena assunzione di ownership e centralità decisionale nella partita della sostenibilità e dell’impatto».

«Dall’indagine emerge la disponibilità, se non addirittura il desiderio, di mettersi direttamente e responsabilmente in gioco rispetto ai temi della sostenibilità e la capacità di cogliere la rilevanza degli impatti generabili dalle aziende. Ma, insieme, emerge anche la percezione di un gap che è necessario colmare tra ciò che già si fa e ciò che si potrebbe fare» – afferma Laura Zanfrini, Responsabile scientifico del Pillar “Diversity, Equity, Inclusion” del Cottino Social Impact Campus  – «Potremmo parlare di un terreno fertile sul quale occorre seminare conoscenze e competenze, indispensabili alla progettazione ed implementazione di pratiche maggiormente mirate e coerenti con la più ampia strategia aziendale; ma indispensabili anche a rendere riconoscibile e “misurabile” l’impatto, dentro e fuori i confini aziendali, di una gestione consapevole delle leve e degli strumenti attivabili dai professionisti del people management».

«Per la nostra famiglia professionale – dice Giorgio Barbero, presidente AIDP Piemonte e Valle d’Aosta – i temi della sostenibilità e dell’impatto sono centrali già da alcuni anni, e diventeranno sempre più strategici. I colleghi hanno mostrato, nel rispondere all’indagine, piena consapevolezza delle sfide che saranno chiamati ad affrontare e una crescente   maturità nel comprendere quali siano i temi su cui ci sarà maggior bisogno di formazione e quali le linee progettuali da sviluppare. Il contributo dell’HR nell’ambito della sostenibilità è tanto più determinante quanto più si integra con l’intera strategia organizzativa in questo campo: sarà importante, nel prossimo periodo, fornire ai colleghi gli strumenti necessari a valutare e applicare le migliori pratiche in questo senso. AIDP è pronta a supportare i colleghi nell’ampliamento delle competenze professionali anche in questo ambito, in modo che lo specialista HR possa diventare un esperto di sostenibilità e impatto e possa consentire all’Organizzazione e alle Persone che ci lavorano di svilupparsi in modo equo e sostenibile».

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Insieme a Confartigianato Cuneo

ESG4PMI – Si conclude oggi la seconda edizione del nostro progetto formativo disegnato con Istud Business school e WST rivolto alle imprese associate a Confartigianato Cuneo

Un progetto che ad oggi, con due edizioni all’attivo ha formato 60 imprese artigiane, eterogenee fra loro, motivate ad approcciare e approfondire il valore della sostenibilità.

Tre, i piani di apprendimento del percorso: consapevolezza, conoscenze, attitudini e comportamenti.

Quattro moduli formativi per tradurre una visione globale nella realtà del territorio e nelle singole imprese, per capire ad oggi quale sia il loro valore e attualizzare i modelli di business guidati dai principi ESG, dagli obiettivi dell’agenda 2030 e soprattutto del senso che sta alla base della dimensione generativa dell’impresa. Passare così dalla strategia all’applicazione di modelli, strumenti operativi della sostenibilità, senza mai dimenticare una componente cruciale, la dorsale di ogni ecosistema d’impresa: le persone.

Una prospettiva relazionale, che richiede la gestione di tutti gli stakeholder, l’interazione con le persone che generano il valore dell’impresa, dei nuovi stili di leadership per il cambiamento culturale ed organizzativo.

Momenti concettuali e di confronto in aula, per raggiungere l’obiettivo: passare dalla sostenibilità selettiva che verticalizza i principi ESG alla sostenibilità sistemica che vede le tre componenti come integrate nel modello d’impresa, nei suoi valori, guidati dall’etica: ciò che per ognuno di noi è giusto e indirizza le nostre decisioni, il modo con cui agiamo.

Dalla visione prevalentemente green, espressa ad inizio percorso dai partecipanti, oggi a conclusione di questo primo lavoro insieme, abbiamo ridefinito il senso della sostenibilità per le 30 imprese in aula stimolandoli a rispondere alla domanda

Cosa avete imparato e cosa farete da domani?

Queste le loro risposte:

“La necessità di maggiore condivisione nella governance”, “Il sistema deve cambiare”, “Confrontarsi con i dipendenti”, “Passare dalla sostenibilità come un peso all’opportunità”, “Aprire la visione sul sociale”, “L’importanza di agire da adesso”, “Avere una visione integrale”, “Capire che la sostenibilità è ciò che affrontiamo tutti i giorni”, “L’importanza della visione etica e del fare rete”, “Applicare i valori alle diverse discipline artigiane”

Un confronto di grande ricchezza umana e imprenditoriale che in sintesi confluisce nell’innovazione strategica, del modello di business, del modello organizzativo e di competenze, di prodotto e servizio, di processo e far sì che la visione sistemica diventi un driver e una modalità di approccio, alimentazione e mantenimento di un percorso di trasformazione culturale. Formarsi è un primo innesco per generare nuova consapevolezza e dare senso al cambiamento.

Questo lo spirito e l’esperienza, che porteremo insieme a Confartigianato Cuneo anche nella III edizione, in partenza il 29 maggio e rivolta ad altre 30 imprese artigiane. Qui maggiori informazioni per iscriversi

Parallelamente, il team dei tutor della sostenibilità di Confartigianato Cuneo, formati ad inizio percorso, proseguirà nel lavoro di supporto alle imprese partecipanti per la compilazione della survey di auto riflessione e analisi, frutto di un lavoro congiunto fra l’associazione, le imprese, WST e tutti i partner del progetto.

Salutiamo l’aula, grati a tutti i partecipanti per la generosa condivisione e l’apprendimento collettivo, con una certezza: l’innovazione, la cura per il sapere e il saper fare sono parte integrante del DNA delle imprese artigiane.

Il Real Estate e la rigenerazione urbana saranno i temi attorno al quale il Cottino Social Impact Campus costruirà la nuova offerta formativa in arrivo nei prossimi mesi. 

In un’ottica di lancio e condivisione di questa innovazione della nostra proposta trasformativa e consapevoli dell’importanza e dell’attualità di questi temi, abbiamo ospitato domenica 23 ottobre 2022, il workshop “Real estate in the era of purpose driven economy: the challenge of impact metrics infrastructures”, iniziativa inserita nella cornice della Social Value Matters Europe 2022 di Social Value International. 

Un’opportunità di approfondimento e confronto sul tema della valutazione dell’impatto nell’ambito RealEstate e su come questa prassi possa incrementare il valore della rigenerazione urbana, realizzata insieme agli esperti del Real Estate intervenuti e organizzata dal Cottino Social Impact Campus in sinergia con il Politecnico di Milano ed il Politecnico di Torino.

I panel, curati da Mario Calderini, Scientific Advisor del Campus e Professore Ordinario del Politecnico di Milano, Alessandra Oppio, Professore Ordinario del Politecnico di Milano e Direttore di Alta Scuola Politecnica e Patrizia Lombardi, Professore Ordinario del Politecnico di Torino e Vice-Rettrice per Campus e Comunità Sostenibili, hanno permesso ai partecipanti di avere una panoramica esaustiva sullo stato dell’arte e sulle principali azioni in atto, tanto nell’ambito accademico quanto in quello operativo.

La ricerca sull’Impact Weight Account del Senior Research della Harvard Business School, Ryan Daulton, ha permesso inoltre di poter prendere atto di come questo tema è trattato al di fuori dei confini europei.

Durante il Meeting of Minds, in cui spunti e riflessioni emerse sono state al centro della discussione, sono intervenuti Cino Zucchi, Architetto e Fondatore di Cino Zucchi Architetti, Davide Dal Maso, Partner di Avanzi – Sostenibilità per Azioni, Stefano Stanghellini, Presidente Onorario INU – Istituto Nazionale di Urbanistica e Antonio Campagnoli, Presidente di FIABCI, The International Real Estate Federation Italia, portando la propria esperienza e il proprio know how al focus.


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Si è tenuto lo scorso 27 settembre, nelle aule del nostro Campus, il workshop dedicato al Legal Impact, ai criteri ESG ed alla sostenibilità d’impresa per il settore legale

L’incontro, che ha visto il coinvolgimento di oltre 30 ospiti sia del settore corporate che puramente legale, ha rappresentato un’opportunità di networking, confronto e approfondimento sui risvolti giuridici della sostenibilità.

Grazie ad una panoramica sul contesto del prof. Mario Calderini, Scientific Advisor del Cottino Social Impact Campus e Professore Ordinario del Politecnico di Milano, e dopo gli interventi verticali sui temi del sistema legale della sostenibilità tenuti dai membri della Core Faculty dell’Executive Program “Legal Impact ESG e sostenibilità d’impresa per il settore legale”, i partecipanti hanno potuto condividere esperienze, competenze e know-how “peer to peer”.

Ma cosa si intende per Legal Impact?

Significa

«Adottare una strategia imprenditoriale capace di coniugare il perseguimento del profitto con la tutela dell’ambiente, il benessere sociale ed un modello di gestione equo ed inclusivo che non può prescindere dall’individuazione di obiettivi concreti e misurabili e dalla formalizzazione, attraverso un’idonea infrastruttura giuridica, di impegni e azioni per perseguirli»

come spiegano i docenti dell’Executive Program.

La Core Faculty, composta Emiliano Giovine, Direttore Scientifico e Avvocato, Marella Caramazza, Board Member del Campus e Direttore Generale Istud Business School, Natalia Bagnato, Avvocato ed esperta in diritto societario e commerciale, e Maria Pia Sacco, Senior Legal Advisor e Officer Business Human Rights Committee International Bar Association, ha evidenziato il quadro normativo attuale e le possibile future modifiche, oltre ai principali trigger points del settore che saranno trattati nei singoli moduli del percorso in partenza il 18 novembre.

Il workshop ha avuto come obiettivo l’acquisizione di una maggior consapevolezza rispetto alla necessità di aggiornamento su una normativa in continuo “work in progress”, così da essere pronti a recepirla anticipando gli altri competitors e facendosi portatori del cambiamento.


Per maggiori informazioni sull’executive program ESG e sostenibilità d’impresa per il settore legale, il primo percorso formativo co-progettato dal Cottino Social Impact Campus ISTUD Business School, ideato con lo scopo di fornire tutti gli strumenti necessari a riconoscere, analizzare e gestire risvolti legali, impatti, rischi e opportunità della sostenibilità, visita la pagina web dedicata.


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Nasce la prima Business School italiana interamente improntata ai valori dell’impatto sociale, della comunità, della sostenibilità integrata e della responsabilità sociale.

Sedi a Torino, Milano e Baveno – Lago Maggiore.

Nuovi programmi di ricerca e formazione per giovani, imprese, sanità e terzo settore.

L’impatto sociale e ambientale nelle scelte manageriali è, e sarà sempre più nei prossimi anni, il principale tema sull’agenda dei decision makers e degli investitori che hanno il ruolo di orientare le soluzioni aziendali verso le grandi sfide del futuro.  Anche il mondo della finanza, tramite i diversi ratings che stanno nascendo, sta recependo questi obiettivi, e sta chiedendo alle imprese di attivarsi in misura crescente per incorporare nei propri investimenti i criteri) ESG, prospettando così un futuro difficile per le aziende che non ne terranno conto. 

Per questa ragione, ISTUD – la prima Business School indipendente italiana, con oltre 50 anni di attività nel settore dell’alta formazione manageriale e della ricerca sul management entra a far parte del Cottino Social Impact Campus, realtà creata nel 2019 e interamente dedicata a creare cultura di impatto sociale attraverso formazione e apprendimento trasformativi destinati agli individui e alle organizzazioni.  Un’unione strategica e di visione per arricchire il mercato dell’education e portare una nuova proposta di contenuti e metodi per individui, organizzazioni, imprese e terzo settore. 

Il Cottino Social Impact Campus, player di rilevanza internazionale sui temi dell’impatto sociale, è stato creato dalla Fondazione Cottino, già impegnata nel settore della formazione con la costruzione del nuovo Cottino Learning Center, 4.000 metri quadri all’interno della Cittadella del Politecnico di Torino. Oggi si arricchisce acquisendo ISTUD, marchio prestigioso e noto nel campo dei master post laurea, della formazione manageriale e della ricerca su organizzazioni economiche e sanitarie.

Nei prossimi mesi, dalla progettazione condivisa nasceranno nuovi programmi di ricerca e nuovi percorsi di formazione rivolti  a manager d’impresa, organizzazioni private e pubbliche, giovani talenti e singoli individui, mondo della sanità e del terzo settore:

«L’incontro e la integrazione con il Cottino Social Impact Campus è un momento di grande importanza per Istud, che così potenzierà e darà concreta realizzazione alla sua missione di scuola di business geneticamente orientata allo sviluppo di una classe manageriale sensibile, responsabile e competente sui temi della sostenibilità e dell’impatto sociale – dice Marella Caramazza, Direttore Generale di ISTUDÈ oggi più che mai necessario lavorare per fare crescere e formare una classe manageriale nuova e capace di orientare e valutare tutte le scelte aziendali sulla base di modelli che producano valore economico incorporando approcci ESG e mettendo in primo piano gli impatti qualitativi e quantitativi delle strategie su ambiente e società. Il management è per noi di Istud una disciplina a forte orientamento sociale e per questo ci è naturale mettere a disposizione del Campus le nostre competenze e il nostro ecosistema. Siamo felici di rinforzare e allargare il nostro posizionamento e la nostra presenza anche  a Torino, città che oggi è uno dei teatri più attivi dell’intreccio virtuoso tra impresa e società».

«Dopo la scomparsa del nostro Fondatore, Ing. G. Cottino avvenuta il 22 febbraio scorso, prosegue l’impegno della sua Fondazione nel contribuire allo sviluppo del territorio attraverso percorsi di formazione e nuovi paradigmi di cultura manageriale per le nuove generazioni e non solo.  Per questa ragione abbiamo deciso di investire nell’acquisizione di Istud , una eccellenza nel settore della formazione, che ci consentirà di accelerare e potenziare la mission del Cottino Social Impact Campus, dando vita alla prima business school in Italia i cui percorsi formativi saranno arricchiti da visione valori e obiettivi di impatto sociale, – spiega Cristina Di Bari, Ceo del Cottino Social Impact Campus e Vice Presidente della FondazioneQuesto investimento ci consente sempre più di onorare il nostro impegno di restituzione al territorio dotando la città di una business school innovativa che ci auguriamo consentirà di trattenere ed attrarre in Città studenti  manager e imprenditori che saranno alla guida di imprese italiane ed internazionali che per noi sono primari attori sociali di innovazione e  cambiamento».

Clicca qui per leggere l’articolo di La Repubblica.


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Cos’è la impact entrepreneurship e perché è sempre più strategica?

Sostenibilità e impatto sociale sono temi di cui si parla sempre più spesso e che negli ultimi anni sono entrati nelle agende di Paesi, compagnie, fondazioni, aziende.

E anche nelle programmazioni e nelle proposte formative delle business school di tutto il mondo che si sono trovate a dover interpretare i cambiamenti della società e a fornire nuovi strumenti per supportare le esigenze degli imprenditori di oggi e di domani.

Il Financial Time Responsible Business Education Awards 2022 e il report connesso al premio raccontano come le business school hanno saputo reinventarsi e inserire la sostenibilità e l’impatto sociale nei loro insegnamenti. Perché le aziende (e di conseguenza anche il settore della formazione) hanno capito la necessità di mettere al centro del proprio business il benessere delle persone e non soltanto il profitto. E i giovani e tutti coloro che vogliono migliorare il proprio modo di fare impresa sono sempre più alla ricerca di senso e di scopo.

Gli imprenditori di oggi devono essere capaci di cogliere le opportunità, non in senso opportunistico, ma con l’ottica di perseguire il miglior risultato. Consapevoli dell’importanza di guardare all’avanzamento sociale, agli obiettivi di sviluppo sostenibile, al miglioramento della condizione ambientale:

«Leader di imprese – precisa il professor Francesco Rattalino, direttore di ESCP Business School Torino Campus – in grado di perseguire un impatto sociale positivo con la propria realtà grazie ad un atteggiamento non predatorio, ma che renda le attività sostenibili nel tempo».

Ed è questo uno degli obiettivi di formazione di Impact Entrepreneurship Specialisation del Master in Management di ESCP, il primo corso co-progettato dalla business school internazionale e da CSIC – Cottino Social Impact Campus, giunto alla sua seconda edizione.

Una proposta formativa attuale e innovativa costruita in modo condiviso:

«Questa collaborazione – commenta Laura Orestano, Social Impact Strategist del Campus Cottino – unisce due anime complementari. ESCP impegnato a insegnare come si costruisce un business di successo e innovativo oggi e il CSIC focalizzato sul far emergere e stimolare l’importanza di un senso e uno scopo nelle attività imprenditoriali, come vuole l’impact economy. L’attenzione all’economia ad impatto è un trend consolidato a livello globale nel mondo delle business school, ma non solo. Il settore della formazione a 360 gradi è sensibile alle sfide contemporanee e sta guardando a queste tematiche adeguando le sue proposte».

Sono in effetti molte le iniziative a livello europeo impegnate nella trasformazione della business education. Come l’UN’s Principles for Responsible Management Education (PRME) che si sta espandendo lavorando su alleanze tra gruppi di studenti, business school e reti accademiche specializzate in campi come la finanza d’impatto e la gestione sostenibile e responsabile degli affari.

Temi richiesti da chi oggi entra nel mercato del lavoro o vuole portare innovazione nel proprio campo.

«D’altra parte – prosegue Orestano – Le giovani generazioni non interpretano  il mondo a silos, ma lo “leggono” in modo sistemico. Non pensano solo a quello che vogliono fare, ma si interrogano su dove e come porsi e agire per attuare la propria visione del mondo. Sia in campo profit e che non profit».

Il programma Option-E Impact Entrepreneurship e ha saputo rispondere a queste riflessioni e richieste e anche quest’anno 20 studenti italiani e internazionali stanno compiendo un viaggio di apprendimento che li porterà, attraverso una didattica innovativa, learning by doing e ricca di incontri con esperti e testimonial, a sviluppare le proprie capacità imprenditoriali con un orientamento all’impatto, dal social business modelling al family business.

«Nel nostro programma – racconta Alisa Sydow, docente di  Entrepreneurship and Innovation all’ESCP Torino Campus – guardiamo ai casi storici di buona imprenditorialità. Ci sono molti esempi di aziende familiari, in Italia e all’estero, che hanno dimostrato come ci si reinventa e sopravvive per tanti anni grazie a nuove idee e al loro contributo per sviluppare una società diversa, non pensando solo al profitto ma al benessere collettivo». Un concetto che per Sydow si riflette anche nell’impact entrepreneurship: «L’impatto non è solo sociale o ambientale, ma a 360 gradi. Una prospettiva che tiene conto di ogni attività e degli effetti positivi e negativi delle nostre azioni che dobbiamo monitorare e migliorare».

Anche per questa ragione il programma Option-E mette al centro le storie e i case studies.

«Nel modulo “From Theory to Practice” che terrò io – spiega Orestano – ci sarà una parte alta, di teoria e una di pratica. Condividere i concetti e poi confutarli attraverso dei casi reali è un metodo utile per i ragazzi che possono entrare in contatto con errori, tentativi, criticità. Che possono comprendere come non sempre quello che si studia può essere del tutto applicato, ma a volte va rinegoziato. Penso che sia un modo di imparare arricchente per loro, ma anche per me che entro in contatto con le loro critiche e riflessioni».

Un approccio pratico considerato particolarmente utile per i ragazzi che già hanno una maggiore sensibilità verso i temi della sostenibilità a tutto tondo e che spesso sono imprenditori di seconda generazione, alcuni provenienti da family business importanti:

«I giovani – racconta il prof. Rattalino – si chiedono cosa sarà del loro futuro. Non hanno una fiducia cieca come le precedenti generazioni, sanno che lo devono forgiare, guardando al passato, imparando dagli errori, e inventando nuove prospettive. Per loro, inoltre, impatto e sostenibilità sono connessi all’imprenditorialità per definizione, non sono due concetti separati. Per questo raccontare loro come hanno fatto gli altri, mostrarglielo e metterli alla prova anche con attività laboratoriali è un buon modo per aiutarli a inserire intenzionalità nel loro modello di business e nel loro approccio imprenditoriale».

Un modello pedagogico co-progettato, quello dell’Impact Entrepreneurship Programme, che tiene insieme competenze e approcci differenti, per innovare la formazione e costruire una proposta che nasce dalla capacità di guardare ai problemi con diversi occhi e prospettive.

«Quando cerchiamo di accompagnare le giovani generazioni nel loro percorso di studi ormai non possiamo fare a meno di condividere uno sviluppo economico guidato dal purpose di sostenibilità economica, sociale e ambientale – conclude Orestano -. Non è scontato costruire uno scopo nel business se non si hanno strumenti cognitivi, scientifici e anche di pratica, sperimentali, da provare all’interno del proprio percorso di apprendimento. Cottino Social Impact Campus e ESCP Business School in tal senso si arricchiscono a vicenda e guardano ad un target comune: gli imprenditori e manager di domani».

In foto: Il Professor Mario Calderini durante la lezione frontale sul tema Impact Strategy e Impact Integrity tenuta lo scorso 11 febbraio 2022 presso il Cottino Social Impact Campus.


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Lo scorso 2 dicembre è stato pubblicato da ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, il Rapporto Territori 2021, che mostra come sono stati applicati i 17 SDGs sul territorio nazionale ed internazionale.

Nello specifico, il Rapporto curato da ASviS, restituisce una panoramica su come sono stati integrati nelle politiche regionali, delle province autonome e delle città metropolitane in Italia.

Gli SDGs (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) sono complessivamente 17 e sono contenuti all’interno dell’Agenda 2030, siglata da 150 leader mondiali che ne hanno condiviso i principi in comunione con i criteri descritti dall’ONU nel settembre 2015.

Perseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile rappresenta una sfida che i principali attori mondiali si sono impegnati ad affrontare per permettere il pieno sviluppo di ogni Paese ponendo attenzione sulle diverse aree di azione.

Non una questione soltanto politica quindi, ma un tema che coinvolge la sfera sociale ed economica, dotato inoltre di una profonda valenza culturale, soprattutto là dove il concetto di sostenibilità non è mai stato presente fino ad ora.

Il Rapporto Territori 2021 trae supporto per la propria rilevazione dal Sustainable Development Report 2021 curato dal Sustainable Development Solutions Network.

E ci pone di fronte ad un primo dato positivo: nella classifica dei 193 Paesi membri l’Italia si trova al 26esimo posto nell’integrazione e nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Un buon “posizionamento” che non deve però frenare il nostro Paese di fronte alle tante sfide e ai miglioramenti che ancora ci attendono. 

Infatti, se nelle Province Autonome e nelle Regioni, si individuano trend positivi che riguardano l’incremento delle coltivazioni biologiche, il miglioramento dei tempi della giustizia, una riduzione dell’abbandono scolastico e una sensibile diminuzione della mortalità, sono invece negativi i dati relativi al tasso di occupazione, alla disponibilità di reddito delle famiglie, alla riduzione della produzione dei rifiuti e alla spesa in ricerca e sviluppo. Senza dimenticare l’assenza di miglioramenti nella gestione delle aree marine protette e della riduzione di consumo del suolo. 

Una situazione simile a quella delle Città Metropolitane, che evidenziano difficoltà legate anche all’inquinamento atmosferico, ma che registrano un andamento positivo per quanto riguarda i livelli di istruzione accademica di alcune fasce di età, il consumo annuale di energia e la riduzione del sovraffollamento delle carceri. 

È evidente che c’è ancora molto da fare per far sì che in Italia, come nel resto dei Paesi membri dell’ONU, si arrivi, entro il 2030, alla piena integrazione degli SDGs nelle dinamiche di sviluppo sociali ed economiche della propria popolazione e del proprio territorio.

Nel frattempo, enti come OECD, ASviS, SDSN e tutte le realtà affini come il Cottino Social Impact Campus, si impegneranno nella sensibilizzazione e nella diffusione di una rinnovata coscienza volta al cambiamento sociale.

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