Approfondimento

17 Marzo 2020

Cos’è il System Thinking?

Leggi la nostra intervista a Valeria Cavotta

Edoardo Fregonese, il nostro Educational Expert, ha intervistato Valeria Cavotta ricercatrice presso la Libera Università di Bolzano dove insegna imprenditorialità sociale e B2B marketing.

Edoardo Fregonese: Cos’è il system thinking? Qual è la sua storia e il suo posizionamento disciplinare?

Valeria Cavotta: Non c’è dubbio che il termine “sistema” sia diventato negli anni molto popolare in moltissime discipline, dalla cibernetica alle scienze sociali. In generale, si parla di sistema per identificare una serie di relazioni che rendono complesso il nostro vivere sociale e professionale, e per pensiero sistemico si intende il potenziamento della capacità di guardare ai problemi in modo olistico. Siamo ancora lontani dall’avere una coerenza inter e intra disciplinare di termini e approcci, ma in generale, il pensiero sistemico mira a rafforzare la nostra capacità di inquadrare i problemi sociali ed organizzativi, all’interno di un apparato più grande che pone limiti, certo, ma anche opportunità di azione.

EF: Quali sono le potenzialità del pensiero sistemico?

VC: Albert Einstein diceva che i problemi attuali non possono essere risolti con la stessa modalità di pensiero che esisteva nel momento in cui quei problemi sono iniziati.
Il pensiero sistemico fornisce una modalità diversa di pensare ai problemi esistenti, superando le lenti abituali, fatte di modelli mentali, assunzioni, credenze, che ci fanno vedere i problemi sempre nello stesso modo. Si tratta di un processo di scoperta che richiede tempo per dismettere quelle lenti e cominciare a guardare ai problemi in senso olistico. Questo può sembrare contro produttivo in una società che si muove molto velocemente e ci chiede soluzioni rapidissime ma che spesso si rivelano inefficaci. Accettando di prendersi il tempo per comprendere la complessità dei sistemi, il pensiero sistemico dovrebbe ridurre la tendenza di formulare delle soluzioni sbrigative che non solo non mitigano, ma potrebbero anche esacerbare il problema.

EF: E quale legame c’è, o può esserci, tra imprenditorialità sociale e pensiero sistemico?

VC: L’imprenditorialità sociale mira a mitigare o a risolvere problemi sociali, che per definizione, coinvolgono molteplici attori, ognuno portatore di visioni diverse, interessi, criticità, limiti, e potenzialità. Per questo motivo, i problemi sociali vengono considerati estremamente complessi, quasi cronici.
Un approccio sistemico ai problemi sociali, dal nostro punto di vista, non può che riconoscere – anziché sopprimere – questa intrinseca varietà di posizioni e di interpretazioni. Lungi dal mettere in atto una serie di interventi di causa ed effetto basati su una presunzione di maggiori conoscenze, il pensiero sistemico dovrebbe sollecitare gli imprenditori sociali a capire le specificità del contesto e ad immaginare interventi coerenti con le proprie capacità di apprendimento e con le capacità delle loro comunità di assimilare tali interventi.
In altri termini, se da un lato il pensiero sistemico mira a far comprendere la complessità dei sistemi sociali, dall’altro lato, immaginare impatti in larga scala potrebbe non essere una risposta efficace. Gli imprenditori sociali infatti possono fare molto, ma l’impatto sociale su larga scala non può essere atteso da un singolo individuo od organizzazione per via della natura dei problemi sociali a cui facevo riferimento prima. Quindi, attraverso una visione di sistema, gli imprenditori sociali possono esplorare interventi nuovi nella maggiore consapevolezza e conoscenza della complessità del sistema, e in questo modo, possono convogliare all’interno della propria organizzazione e agli stakeholders esterni un riconoscimento più giusto e realistico del valore dei propri interventi.