Nasce la prima Business School italiana interamente improntata ai valori dell’impatto sociale, della comunità, della sostenibilità integrata e della responsabilità sociale.

Sedi a Torino, Milano e Baveno – Lago Maggiore.

Nuovi programmi di ricerca e formazione per giovani, imprese, sanità e terzo settore.

L’impatto sociale e ambientale nelle scelte manageriali è, e sarà sempre più nei prossimi anni, il principale tema sull’agenda dei decision makers e degli investitori che hanno il ruolo di orientare le soluzioni aziendali verso le grandi sfide del futuro.  Anche il mondo della finanza, tramite i diversi ratings che stanno nascendo, sta recependo questi obiettivi, e sta chiedendo alle imprese di attivarsi in misura crescente per incorporare nei propri investimenti i criteri) ESG, prospettando così un futuro difficile per le aziende che non ne terranno conto. 

Per questa ragione, ISTUD – la prima Business School indipendente italiana, con oltre 50 anni di attività nel settore dell’alta formazione manageriale e della ricerca sul management entra a far parte del Cottino Social Impact Campus, realtà creata nel 2019 e interamente dedicata a creare cultura di impatto sociale attraverso formazione e apprendimento trasformativi destinati agli individui e alle organizzazioni.  Un’unione strategica e di visione per arricchire il mercato dell’education e portare una nuova proposta di contenuti e metodi per individui, organizzazioni, imprese e terzo settore. 

Il Cottino Social Impact Campus, player di rilevanza internazionale sui temi dell’impatto sociale, è stato creato dalla Fondazione Cottino, già impegnata nel settore della formazione con la costruzione del nuovo Cottino Learning Center, 4.000 metri quadri all’interno della Cittadella del Politecnico di Torino. Oggi si arricchisce acquisendo ISTUD, marchio prestigioso e noto nel campo dei master post laurea, della formazione manageriale e della ricerca su organizzazioni economiche e sanitarie.

Nei prossimi mesi, dalla progettazione condivisa nasceranno nuovi programmi di ricerca e nuovi percorsi di formazione rivolti  a manager d’impresa, organizzazioni private e pubbliche, giovani talenti e singoli individui, mondo della sanità e del terzo settore:

«L’incontro e la integrazione con il Cottino Social Impact Campus è un momento di grande importanza per Istud, che così potenzierà e darà concreta realizzazione alla sua missione di scuola di business geneticamente orientata allo sviluppo di una classe manageriale sensibile, responsabile e competente sui temi della sostenibilità e dell’impatto sociale – dice Marella Caramazza, Direttore Generale di ISTUDÈ oggi più che mai necessario lavorare per fare crescere e formare una classe manageriale nuova e capace di orientare e valutare tutte le scelte aziendali sulla base di modelli che producano valore economico incorporando approcci ESG e mettendo in primo piano gli impatti qualitativi e quantitativi delle strategie su ambiente e società. Il management è per noi di Istud una disciplina a forte orientamento sociale e per questo ci è naturale mettere a disposizione del Campus le nostre competenze e il nostro ecosistema. Siamo felici di rinforzare e allargare il nostro posizionamento e la nostra presenza anche  a Torino, città che oggi è uno dei teatri più attivi dell’intreccio virtuoso tra impresa e società».

«Dopo la scomparsa del nostro Fondatore, Ing. G. Cottino avvenuta il 22 febbraio scorso, prosegue l’impegno della sua Fondazione nel contribuire allo sviluppo del territorio attraverso percorsi di formazione e nuovi paradigmi di cultura manageriale per le nuove generazioni e non solo.  Per questa ragione abbiamo deciso di investire nell’acquisizione di Istud , una eccellenza nel settore della formazione, che ci consentirà di accelerare e potenziare la mission del Cottino Social Impact Campus, dando vita alla prima business school in Italia i cui percorsi formativi saranno arricchiti da visione valori e obiettivi di impatto sociale, – spiega Cristina Di Bari, Ceo del Cottino Social Impact Campus e Vice Presidente della FondazioneQuesto investimento ci consente sempre più di onorare il nostro impegno di restituzione al territorio dotando la città di una business school innovativa che ci auguriamo consentirà di trattenere ed attrarre in Città studenti  manager e imprenditori che saranno alla guida di imprese italiane ed internazionali che per noi sono primari attori sociali di innovazione e  cambiamento».

Clicca qui per leggere l’articolo di La Repubblica.


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Cos’è la impact entrepreneurship e perché è sempre più strategica?

Sostenibilità e impatto sociale sono temi di cui si parla sempre più spesso e che negli ultimi anni sono entrati nelle agende di Paesi, compagnie, fondazioni, aziende.

E anche nelle programmazioni e nelle proposte formative delle business school di tutto il mondo che si sono trovate a dover interpretare i cambiamenti della società e a fornire nuovi strumenti per supportare le esigenze degli imprenditori di oggi e di domani.

Il Financial Time Responsible Business Education Awards 2022 e il report connesso al premio raccontano come le business school hanno saputo reinventarsi e inserire la sostenibilità e l’impatto sociale nei loro insegnamenti. Perché le aziende (e di conseguenza anche il settore della formazione) hanno capito la necessità di mettere al centro del proprio business il benessere delle persone e non soltanto il profitto. E i giovani e tutti coloro che vogliono migliorare il proprio modo di fare impresa sono sempre più alla ricerca di senso e di scopo.

Gli imprenditori di oggi devono essere capaci di cogliere le opportunità, non in senso opportunistico, ma con l’ottica di perseguire il miglior risultato. Consapevoli dell’importanza di guardare all’avanzamento sociale, agli obiettivi di sviluppo sostenibile, al miglioramento della condizione ambientale:

«Leader di imprese – precisa il professor Francesco Rattalino, direttore di ESCP Business School Torino Campus – in grado di perseguire un impatto sociale positivo con la propria realtà grazie ad un atteggiamento non predatorio, ma che renda le attività sostenibili nel tempo».

Ed è questo uno degli obiettivi di formazione di Impact Entrepreneurship Specialisation del Master in Management di ESCP, il primo corso co-progettato dalla business school internazionale e da CSIC – Cottino Social Impact Campus, giunto alla sua seconda edizione.

Una proposta formativa attuale e innovativa costruita in modo condiviso:

«Questa collaborazione – commenta Laura Orestano, Social Impact Strategist del Campus Cottino – unisce due anime complementari. ESCP impegnato a insegnare come si costruisce un business di successo e innovativo oggi e il CSIC focalizzato sul far emergere e stimolare l’importanza di un senso e uno scopo nelle attività imprenditoriali, come vuole l’impact economy. L’attenzione all’economia ad impatto è un trend consolidato a livello globale nel mondo delle business school, ma non solo. Il settore della formazione a 360 gradi è sensibile alle sfide contemporanee e sta guardando a queste tematiche adeguando le sue proposte».

Sono in effetti molte le iniziative a livello europeo impegnate nella trasformazione della business education. Come l’UN’s Principles for Responsible Management Education (PRME) che si sta espandendo lavorando su alleanze tra gruppi di studenti, business school e reti accademiche specializzate in campi come la finanza d’impatto e la gestione sostenibile e responsabile degli affari.

Temi richiesti da chi oggi entra nel mercato del lavoro o vuole portare innovazione nel proprio campo.

«D’altra parte – prosegue Orestano – Le giovani generazioni non interpretano  il mondo a silos, ma lo “leggono” in modo sistemico. Non pensano solo a quello che vogliono fare, ma si interrogano su dove e come porsi e agire per attuare la propria visione del mondo. Sia in campo profit e che non profit».

Il programma Option-E Impact Entrepreneurship e ha saputo rispondere a queste riflessioni e richieste e anche quest’anno 20 studenti italiani e internazionali stanno compiendo un viaggio di apprendimento che li porterà, attraverso una didattica innovativa, learning by doing e ricca di incontri con esperti e testimonial, a sviluppare le proprie capacità imprenditoriali con un orientamento all’impatto, dal social business modelling al family business.

«Nel nostro programma – racconta Alisa Sydow, docente di  Entrepreneurship and Innovation all’ESCP Torino Campus – guardiamo ai casi storici di buona imprenditorialità. Ci sono molti esempi di aziende familiari, in Italia e all’estero, che hanno dimostrato come ci si reinventa e sopravvive per tanti anni grazie a nuove idee e al loro contributo per sviluppare una società diversa, non pensando solo al profitto ma al benessere collettivo». Un concetto che per Sydow si riflette anche nell’impact entrepreneurship: «L’impatto non è solo sociale o ambientale, ma a 360 gradi. Una prospettiva che tiene conto di ogni attività e degli effetti positivi e negativi delle nostre azioni che dobbiamo monitorare e migliorare».

Anche per questa ragione il programma Option-E mette al centro le storie e i case studies.

«Nel modulo “From Theory to Practice” che terrò io – spiega Orestano – ci sarà una parte alta, di teoria e una di pratica. Condividere i concetti e poi confutarli attraverso dei casi reali è un metodo utile per i ragazzi che possono entrare in contatto con errori, tentativi, criticità. Che possono comprendere come non sempre quello che si studia può essere del tutto applicato, ma a volte va rinegoziato. Penso che sia un modo di imparare arricchente per loro, ma anche per me che entro in contatto con le loro critiche e riflessioni».

Un approccio pratico considerato particolarmente utile per i ragazzi che già hanno una maggiore sensibilità verso i temi della sostenibilità a tutto tondo e che spesso sono imprenditori di seconda generazione, alcuni provenienti da family business importanti:

«I giovani – racconta il prof. Rattalino – si chiedono cosa sarà del loro futuro. Non hanno una fiducia cieca come le precedenti generazioni, sanno che lo devono forgiare, guardando al passato, imparando dagli errori, e inventando nuove prospettive. Per loro, inoltre, impatto e sostenibilità sono connessi all’imprenditorialità per definizione, non sono due concetti separati. Per questo raccontare loro come hanno fatto gli altri, mostrarglielo e metterli alla prova anche con attività laboratoriali è un buon modo per aiutarli a inserire intenzionalità nel loro modello di business e nel loro approccio imprenditoriale».

Un modello pedagogico co-progettato, quello dell’Impact Entrepreneurship Programme, che tiene insieme competenze e approcci differenti, per innovare la formazione e costruire una proposta che nasce dalla capacità di guardare ai problemi con diversi occhi e prospettive.

«Quando cerchiamo di accompagnare le giovani generazioni nel loro percorso di studi ormai non possiamo fare a meno di condividere uno sviluppo economico guidato dal purpose di sostenibilità economica, sociale e ambientale – conclude Orestano -. Non è scontato costruire uno scopo nel business se non si hanno strumenti cognitivi, scientifici e anche di pratica, sperimentali, da provare all’interno del proprio percorso di apprendimento. Cottino Social Impact Campus e ESCP Business School in tal senso si arricchiscono a vicenda e guardano ad un target comune: gli imprenditori e manager di domani».

In foto: Il Professor Mario Calderini durante la lezione frontale sul tema Impact Strategy e Impact Integrity tenuta lo scorso 11 febbraio 2022 presso il Cottino Social Impact Campus.


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Lo scorso 2 dicembre è stato pubblicato da ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, il Rapporto Territori 2021, che mostra come sono stati applicati i 17 SDGs sul territorio nazionale ed internazionale.

Nello specifico, il Rapporto curato da ASviS, restituisce una panoramica su come sono stati integrati nelle politiche regionali, delle province autonome e delle città metropolitane in Italia.

Gli SDGs (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) sono complessivamente 17 e sono contenuti all’interno dell’Agenda 2030, siglata da 150 leader mondiali che ne hanno condiviso i principi in comunione con i criteri descritti dall’ONU nel settembre 2015.

Perseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile rappresenta una sfida che i principali attori mondiali si sono impegnati ad affrontare per permettere il pieno sviluppo di ogni Paese ponendo attenzione sulle diverse aree di azione.

Non una questione soltanto politica quindi, ma un tema che coinvolge la sfera sociale ed economica, dotato inoltre di una profonda valenza culturale, soprattutto là dove il concetto di sostenibilità non è mai stato presente fino ad ora.

Il Rapporto Territori 2021 trae supporto per la propria rilevazione dal Sustainable Development Report 2021 curato dal Sustainable Development Solutions Network.

E ci pone di fronte ad un primo dato positivo: nella classifica dei 193 Paesi membri l’Italia si trova al 26esimo posto nell’integrazione e nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Un buon “posizionamento” che non deve però frenare il nostro Paese di fronte alle tante sfide e ai miglioramenti che ancora ci attendono. 

Infatti, se nelle Province Autonome e nelle Regioni, si individuano trend positivi che riguardano l’incremento delle coltivazioni biologiche, il miglioramento dei tempi della giustizia, una riduzione dell’abbandono scolastico e una sensibile diminuzione della mortalità, sono invece negativi i dati relativi al tasso di occupazione, alla disponibilità di reddito delle famiglie, alla riduzione della produzione dei rifiuti e alla spesa in ricerca e sviluppo. Senza dimenticare l’assenza di miglioramenti nella gestione delle aree marine protette e della riduzione di consumo del suolo. 

Una situazione simile a quella delle Città Metropolitane, che evidenziano difficoltà legate anche all’inquinamento atmosferico, ma che registrano un andamento positivo per quanto riguarda i livelli di istruzione accademica di alcune fasce di età, il consumo annuale di energia e la riduzione del sovraffollamento delle carceri. 

È evidente che c’è ancora molto da fare per far sì che in Italia, come nel resto dei Paesi membri dell’ONU, si arrivi, entro il 2030, alla piena integrazione degli SDGs nelle dinamiche di sviluppo sociali ed economiche della propria popolazione e del proprio territorio.

Nel frattempo, enti come OECD, ASviS, SDSN e tutte le realtà affini come il Cottino Social Impact Campus, si impegneranno nella sensibilizzazione e nella diffusione di una rinnovata coscienza volta al cambiamento sociale.

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È aperta la prima edizione del bando Talenti per la Comunità che vede il nostro Campus impegnato nell’applied tutorship e sede della formazione.

Il bando – che scade il 20 dicembre – permette ai laureati under 40 di poter partecipare ad un percorso di formazione innovativo rivolto alle persone che quotidianamente si impegnano per l’animazione, la promozione, lo sviluppo civile, sociale ed economico delle comunità locali del territorio.

L’accesso al corso è riservato alle persone in possesso delle seguenti caratteristiche:

– aver conseguito un titolo di laurea di primo livello (triennale), o secondo livello (specialistica, magistrale o a ciclo unico), o un titolo di dottorato presso un ateneo italiano;

-data di nascita non anteriore al 1 gennaio 1982;

– essere residente in Italia.

Il corso si articolerà nel periodo marzo – novembre 2022 (con lezioni prevalentemente nei fine settimana per permettere anche a chi lavora di poter partecipare) attraverso 21 settimane di lezione per un monte ore complessivo di oltre 160 ore. Il corso prevede la partecipazione prevalentemente in presenza. 

Il percorso di formazione si articolerà attraverso i 9 moduli:

  1. Inquadrare il presente: dal Fordismo alla crisi dell’ultimo decennio
  2. Sotto la superficie: le faglie e le grandi questioni del presente
  3. Traiettorie territoriali dell’Italia che cambia
  4. Prospettive dell’Umanesimo nella frammentazione e ricomposizione
  5. Nuovi strumenti e nuove forme per lo sviluppo dei territori
  6. Progettare le risorse come scuola di costruzione di comunità larghe
  7. Misurare il cambiamento per dare forza alle realizzazioni
  8. Leggere il territorio e narrare la comunità
  9. Ambiente e comunità

Il corso alternerà momenti di formazione frontale, attività di lavoro di gruppo su project work, lectio magistralis, attività di teambuilding. L’attività dei gruppi verrà seguita con un modello di applied tutorship che accompagnerà gli studenti per l’intero percorso formativo fino al pitch day che si terrà a chiusura del corso.

La brochure informativa, il bando e la modulistica per poter partecipare sono disponibili sulla pagina dedicata (https://www.fondazionecrt.it/attivit%C3%A0/ricerca-e-istruzione/talenti-comunita.html) della Fondazione CRT.

Talenti per la Comunità è un’iniziativa di Fondazione CRT in collaborazione con Consorzio Aaster, Fondazione Cottino e Cottino Social Impact Campus, Consorzio Sociale il Filo da Tessere e si avvale anche di prestigiose docenze in link con la scuola Vivere nella Comunità della Fondazione Nuovo Millennio.

Brochure – Talenti per la ComunitàDownload
Bando – Talenti per la Comunità 2021Download
Modulo Candidatura – Talenti per la Comunità 2021Download

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Una partnership per formare i talenti migliori per restituire valore alla comunità.

È l’obiettivo del Cottino Social Impact Campus e di Fondazione CRT con Talenti per la Comunità, il nuovo percorso formativo destinato a persone impegnate nello sviluppo civile, sociale ed economico delle collettività locali il cui approccio multidisciplinare e hands on sarà caratterizzato dalla compresenza di momenti di formazione e di acquisizione di strumenti tecnici di gestione

Tre le aree su cui trasferiamo la nostra value-proposition:

«”Talenti per la Comunità” è un progetto di visione in cui noi come Campus abbiamo riconosciuto la nostra azione. È un percorso formativo con cui divulgare la cultura dell’impatto utile per sviluppare la visione del mondo sostenibile verso la quale tutti noi siamo orientati» ha spiegato Laura Orestano, co-founder e social impact strategist, dalle aule del Cottino Social Impact Campus nel corso dell’Open Day tenutosi lo scorso mercoledì 20 ottobre.

La missione è quella di accompagnare i Talenti per la Comunità fornendo loro, grazie ad una applied tutorship  ed un approccio metodologico di design thinking, strumenti pratici di project management per costruire un reale cambiamento sociale. 

Il Campus porterà dunque tutto il suo know-how metodologico nei quattro moduli del percorso di didattica trasformativa per guidare i partecipanti nell’implementazione del costrutto cognitivo verso la sperimentazione pratica per realizzare dei cambiamenti effettivi

Un ulteriore aspetto innovativo del percorso sarà il modulo formativo progettato ad hoc “Narrare la Comunità” nel corso del quale saranno condivise esperienze, casi di studio e strumenti per interpretare la comunità, per riflettere sui principali dilemmi etici e per costruire una narrazione in grado di rendere coesa la comunità di riferimento.

In questo modulo saranno tre i temi con cui i docenti, Laura Orestano e Guido Palazzo, accompagneranno i partecipanti verso lo sviluppo di nuove competenze per la comunità:

Sarà proprio il Cottino Social Impact Campus la sede di questo percorso:
«Il nostro è un luogo disegnato per sperimentare, per progettare, per accompagnare i nuovi leader di comunità, i futuri makers for impact, verso la costruzione di quel bene comune che il percorso “Talenti per la Comunità” si propone di realizzare»  aggiunge Giuseppe Dell’Erba, business advisor del Campus.

Il percorso si svolgerà da marzo a novembre 2022 e presto sarà pubblicato il bando per iscriversi. 

Per maggiori informazioni sui requisiti di accesso e sulle modalità di partecipazione è possibile visitare la pagina Talenti per la Comunità.

Talenti per la Comunità è un’iniziativa di Fondazione CRT in collaborazione con Consorzio Aaster, Fondazione Cottino e Cottino Social Impact Campus, Consorzio Sociale il Filo da Tessere e si avvale anche di prestigiose docenze in link con la scuola Vivere nella Comunità della Fondazione Nuovo Millennio.


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La sfida condivisa di difendere e preservare la potenza trasformativa dell’impatto sociale.

Abbiamo bisogno oggi di una cultura dell’impatto che sia trasformativa e radicale, le parole che usiamo per parlarne devono essere riempite di significati profondi.

Questo cambiamento, che è prima di tutto culturale, deve essere costruito su tre pilastri.

Il primo: l’impatto sociale e quello ambientale devono andare a braccetto, non possiamo ignorare il modo in cui sono intrecciati.

Il secondo: la nostra interpretazione dell’impatto sociale ha bisogno di essere irrobustita, anche grazie a nuove metriche, perché esiste oggi una sproporzione tra l’attenzione degli attori economici data alle questioni sociali rispetto a quelle ambientali.

Il terzo: per queste ragioni abbiamo bisogno di centri di ricerca e di competenza per l’impatto sociale che permettano di cambiare la nostra idea di innovazione.

I modelli super-funzionali e prestazionali usati fino a ora sono stati guidati prevalentemente dalla tecnologia e hanno bisogno di essere affiancati a modelli di innovazione più adatti al sistema di vincoli definito dalle grandi sfide sociali e ambientali, in modo da portare a una comprensione profonda dei fenomeni.

L’integrità dell’impatto sociale ha bisogno di essere difesa perché solo in questo modo ne possiamo preservare la potenza trasformativa, e questa è una missione non solo coraggiosa, ma anche giusta.

Per questo sono onorato dell’offerta che mi è stata fatta di essere consigliere e scientific advisor del Cottino Social Impact Campus, perché credo nella sua missione.


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L’uomo è la misura di tutte le cose.

pànton chremàton metron anthropon éinai” (Platone, Teeteto, 152a). Queste le parole che Platone mette in bocca a Protagora, padre della sofistica.

Asserzione (e tesi filosofica) decisamente forte, che apre il campo non solo a un (fallace) antropocentrismo da un punto di vista “geografico” – non siamo al centro del mondo (seppure le nostre azioni lo stanno rapidamente distruggendo), né tantomeno dell’universo (c’è il Sole, se consideriamo il nostro sistema, oppure – pare – un buco nero, se ci riferiamo alla Via Lattea) – ma anche a un antropocentrismo epistemologico, per quel che concerne quindi la verità.

Il primato di questa spetta agli oggetti e alle cose, elementi che soli possono dirci se un giudizio è vero oppure no.


C’è però un altro senso in cui può essere interpretata questa tesi, quello dell’impatto sociale. Se il genere umano è la ‘misura’, il metron, allora le nostre azioni (come individui, come individui parte di organizzazioni e come organizzazioni – siano esse profit o no-profit) vanno misurate in base al grado di umanità. Non nel senso di ‘bontà’, bensì all’effetto (positivo) prodotto su un insieme di esseri umani.

Misurare un’azione in base al metro dell’umano significa considerare le conseguenze (passate o future) che determinati progetti possono (o non possono) avere nel migliorare la nostra condizione terrena. Che impatto ha avuto la mia azione? Tradotto, significa: quanto sono riuscito o riuscita a far star meglio (per un periodo x) una determinata popolazione p?

Non bisogna però correre troppo.

Le cose vanno distinte: un concetto va tagliato e da una classe bisogna discernere tutte le sotto-classi che la generano.

In questo senso la mensura protagorea è composta da due differenti concetti:

Dove la prima senza la seconda è cieca, non va da nessuna parte e fondamentalmente ci è abbastanza inutile, e la seconda senza la prima è vuota, un castello in aria fondato e basato su alcunché.

Tramite una serie di indicatori, costruiti ad hoc, ma funzionali alla ricerca di un risultato il più possibile oggettivo, possiamo misurare l’effetto delle nostre azioni, così come il falegname misura l’ampiezza del piano della cucina per capire se riesce a stare entro un determinato spazio. Pronta la cucina, valuteremo la sua efficacia in termini di agevolezza delle “azioni culinarie”, il preparare cibo, aprire il forno e sperare che il mobile non ci crolli in testa. 

Sostanzialmente allo stesso modo procede la valutazione di impatto sociale.

Quale che sia il metodo utilizzato – con relativa metodologia atta a giustificare la bontà del tal o tal’altro metodo – utilizziamo degli oggetti, delle cose per misurare l’effetto delle azioni.

Ottenuti i risultati – e solo a questo punto – ci immergiamo nella valutazione. Diamo cioè un significato a quelle che sono delle cifre, che di per loro poco o nulla ci dicono. Attuiamo quindi un’operazione di sense-making che sola può gettare luce su quanto abbiamo compiuto o andremo a compiere.

La vuota cifra acquisisce così significato: una riduzione del 5% del tempo necessario alla cura di un bambino con disabilità significa che l’organizzazione è riuscita non solo ad accudire quella persona, ma che – neanche troppo indirettamente – è riuscita a prendersi cura anche della famiglia. Ottenendo così un risultato del tutto positivo, migliorabile come qualsiasi cosa ovviamente, ma positivo.

L’umanità di Protagora non è (più) quindi il metro epistemologico che definisce la verità delle cose. Bensì, al contrario, è il correlato oggettivo: ciò tramite cui valutiamo la bontà (o meno) delle nostre azioni i cui effetti – solo in virtù dell’umano – possono dirsi positivi o meno.

Edoardo Fregonese, Educational Expert del Cottino Social Impact Campus


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Come le sfide dell’impatto sociale hanno portato alla generazione di nuove capacità e competenze per 25 imprese e 90 studenti del territorio

Sono passati solo 2 mesi da Impact Day, l’evento di conclusione del programma Impact Prototypes Labs, avvenuto lo scorso 15 luglio e che ha visto la partecipazione di 25 aziende del territorio coinvolte in una sfida ad alto impatto sociale insieme agli studenti del Politecnico di Torino.

Questa seconda edizione del programma di sviluppo di soluzioni prototipali ad alto impatto sociale è stata possibile soprattutto grazie alla collaborazione con i partner del Cottino Social Impact Campus, i quali hanno speso le proprie energie per l’ottimale realizzazione dell’iniziativa.


Grazie, dunque, al Politecnico di Torino, Camera di Commercio di Torino, Unicredit, Unione Industriale Torino, API Torino, Confindustria Canavese, insieme per Torino Social Impact.

Impact Prototypes Labs rappresenta l’evoluzione dell’innovazione sociale per il settore profit che cerca di orientare il suo sguardo verso la generazione di impatto sociale. Attraverso la formazione specialistica e l’affiancamento con tutor esperti, IP Labs indirizza imprenditori e studenti verso i nuovi orizzonti dell’impatto sociale, affrontando sfide di progettazione e produzione per creare un nuovo asset industriale, fatto da world-makers.

In attesa del lancio della terza edizione di Impact Prototypes Labs, guarda il video della seconda edizione appena conclusa e lasciati ispirare dai progetti e dal coinvolgimento dei partner!


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Migliorare la realtà in cui si vive è un atto di responsabilità. Al Cottino Social Impact Campus gli strumenti per realizzarlo.

Non si tratta di cambiare vita o di attuare un cambiamento radicale delle proprie abitudini, ma di capire come i temi dell’impatto sociale possano essere implementati nella propria professione attraverso metodi e pratiche innovative.
È questo il focus del percorso Impactware, dedicato allo sviluppo di competenze per l’impatto sociale, realizzato dagli esperti del Cottino Social Impact Campus.

La prima edizione è stata raccontata su VITA attraverso le parole dei partecipanti che hanno spiegato in che modo il percorso abbia cambiato il loro approccio professionale e come abbia insegnato loro a portare l’impatto sociale nelle proprie attività.  

Leggi le loro storie e il commento della Executive Director del Cottino Social Impact Campus, Elisa Ricciuti.


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Pensare, progettare e dare vita ad idee che rendano sostenibile e vivibile la società in cui viviamo è una delle grandi sfide che siamo chiamati ad affrontare

Una sfida che il Cottino Social Impact Campus ha lanciato a 25 aziende del territorio e a 93 studenti del Politecnico di Torino attraverso il programma Impact Prototypes Labs per arrivare a generare impatto sociale e produrre un cambiamento positivo nella società, lavorando sulle proprie esperienze, sulle proprie risorse e sfruttando il proprio know-how in un’ottica “impact”. 

In sintesi, si è richiesto di sfruttare quello che al Campus definiamo come il proprio potenziale trasformativo. Una trasformazione che non consiste nel gettare nuove basi per costruire la propria azione, bensì di far evolvere quelle che sono già le nostre capacità e portarle ad un nuovo livello di “fare e agire”.

Il programma IP Labs nasce con l’idea di incoraggiare le imprese e gli studenti ad effettuare un cambio di paradigma per il bene della società, attraverso lo sviluppo di soluzioni prototipali ad alto impatto sociale.  

Guarda il teaser trailer che racconta l’esperienza di alcuni dei team di progetto partecipanti ad Impact Prototypes Labs 2020 – 2021

A vincere l’edizione 2020-2021 è stato il gruppo di studenti che ha lavorato sul progetto ideato dall’azienda Laser s.r.l. che ha creato una piattaforma per i giovani affetti da diabete di tipo 1 in cui potersi confrontare e supportare. Per tutti i componenti del team, il Cottino Social Impact Campus ha offerto la partecipazione a Impactware, il percorso di sviluppo di competenze per l’impatto sociale.

Premio speciale assegnato dal Campus invece al team di studenti che ha preso parte al progetto del CAAT S.c.p.A. – Centro Agroalimentare di Torino, un progetto per recuperare il cibo invenduto e trasformarlo in prodotti a lunga conservazione e impiegando risorse umane a rischio di esclusione sociale. I ragazzi potranno seguire un Dive, un corso di un giorno, dedicato al Design for Social Impact

Agli studenti che hanno lavorato con l’azienda Fooderapy s.r.l. è invece andato il premio del Lions Club International, che consiste nella partecipazione ai primi due moduli del percorso Impactware, Explore e Understand, per avvicinarsi ai temi e alle competenze dell’impatto sociale.

L’Impact Day, i progetti vincitori e le aziende coinvolte sono anche state raccontate in questo articolo uscito sul Corriere della Sera Torino, media partner dell’evento.


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